Dopo la pioggia, una piccola ape faticava per uscire da un fiore, scuotendo la testa tra le foglie bagnate e borbottando: “Oh caro! caro! caro! che mondo terribile è questo! Vorrei non essere mai nata come ape ma essere stata fatta farfalla–una farfalla ammirata, esse sono, ma oh, molto più carine di un’ape, vedo, perché possono volare in questo giardino quando è pulito e asciutto. Ma quanto a me, finisco nei fiori sgradevoli, e quello che è peggio non riesco mai a trovare pace. Non c’è un solo petalo di un solo fiore che un’ape non debba cercare ovunque per la sua colazione e la sua cena; e dopo tutto, non c’è niente da avere in questo mondo terribile, nemmeno quando non ci si affoga nel succhiarlo!”
Sopra la testa, un piccolo uccellino cinguettava con tutte le sue forze, sussultando e pulsando, allungando e ritirando il suo corpicino, tremando, quasi lottando per non scoppiare con lamentela: “Troppo bagnato! troppo bagnato! oh non mi asciugherò mai, mai! oh sono così stanco di viaggiare ma devo farlo; ma oh caro, caro! questo terribile acquazzone non cesserà mai di cadere come desidererei potesse trasformare il mio corpicino in un recipiente per catturare l’acqua piovana che sta allagando tutto. Dico, pensate un po’ che bello sarebbe se tutte le pozzanghere, i pesci d’acqua e le buche che questo acquazzone ha creato fossero tutti tanti recipienti in cui potremmo tuffarci per raccogliere un po’ d’acqua piovana. Oh caro! questa è un’idea che vale un intero prato di foglie bagnate e miele disgustoso!”
Proprio in quel momento una voce calma tra le margherite osservò: “No, non credo che lo desidereresti–perché quanto ti stancheresti a muovere le tue gambe a dozzine in tutta quell’acqua fangosa della buca, e acqua piovana che era così fangosa da uccidere una mucca.” “Chi parla?” cinguettò l’uccello e, “Che tipo di ape sei, compagno?” ronzò l’insetto. “Sono io, la fata Ella.” “Oh! Ella l’Ignota! che piacere sentire la tua voce ronzante!” “No! no! cinguettante!” disse l’uccello. “Ella l’Ignota infatti! Un’ape in compagnia! Oh caro oh caro! Ma dimmi, tu che sei molto più sapiente di noi, non hai trovato rimedi contro queste piogge incessanti che ci degradano a spugne camminanti?”
Ella la Fata mormorò per alcuni minuti in profonda riflessione, e poi disse: “Un ponte, un ponte arcobaleno, a metà strada sopra i ruscelli che coprono il terreno.”
Detto ciò, si avvolse rapidamente nelle sue nuvole di seta viola, che si intrecciavano intorno alla sua forma a petalo. Il suo piccolo cuore batteva all’unisono con le piogge che continuavano a cadere, e cominciò a trascinare con sé il suo pesante vestito viola di nuvole gonfie d’acqua che le davano l’aspetto di un lungo verme mezzo nudo. Ma il vecchio padre orizzonte, cospargendolo di schegge di rosso, arancio, blu e verde purificate dal fuoco, preparò il meraviglioso arcobaleno con il quale Ella la Fata getterà sopra tutti questi giardini fatiscenti, e attraverso il cuore di ogni albero piovoso, il lungo ponte per connettere le terre e promuovere per sempre amicizia e unità. Inoltre, nelle rare occasioni in cui i figli di Ella potrebbero fare un po’ di disordine e rompere una delle tavole dell’arcobaleno, o nelle calde mattine d’autunno o nei tremolanti mezzogiorni del mese di maggio, tali ponti scompariranno, o potrebbero anche trascurare completamente il loro dovere, “Oh sì, abbiamo visto alcune delle gocce di pioggia almeno, un po’ dietro le nuvole.” Ma disse il volatile, senza preoccuparsi affatto della forte pioggia: “Quanto durerà?”