I Fenicotteri Ballanti

Una bella sera, proprio al tramonto, un gruppo di giovani uccelli affascinanti volava sopra le terre umide dove un gruppo di fenicotteri era seduto. Fecero diversi giri, si avvicinarono sempre di più ai fenicotteri e poi, all’improvviso, si misero a girare in cerchio e, con una voce rotta, iniziarono a cantare la loro canzone da festa. I nuovi arrivati non riuscivano a cantare in modo armonioso e, ancora peggio, avevano l’abitudine orribile di interrompere il canto nel mezzo di una parola, proprio quando la parola era alla sua sillaba più lunga.

I fenicotteri, naturalmente, desideravano imitarli, così tirarono indietro le teste e iniziarono a cantare nel loro modo strano e tremolante, ma finirono sempre per torcere le teste all’indietro una volta di troppo; così allungarono i loro lunghi colli, dimenarono le teste, le piegarono, scricchiolarono e stridettero, ma sempre alla fine e nel momento migliore della canzone, le loro teste cadevano in avanti sui loro brutti petti da cigno, e sembravano piuttosto stupidi.

“Guarda quei uccelli evidenti che beccano il terreno in modo stupido,” dissero i nuovi arrivati. “Perché non fanno come noi? Non hanno nemmeno il senso di un trampoliere. Diamogli solo un colpetto con un piccolo sasso e vediamo se ha un effetto su di loro.”

Così scesero a terra e, per caso, tap, tap, tap, colpirono il becco di ciascun fenicottero, infliggendo un brutto colpo.

Poi i fenicotteri si svegliarono e si alzarono verso il bordo dell’acqua, e tutti alzarono le teste verso i nuovi arrivati perché una volta sotto di loro, e poi con i loro corpi di nuovo ben piantati e dondolando le teste sui loro colli storti, cantarono, con accenti languidi, il verso che inizia:

Poi gli strani uccelli fecero un balzo, e un grande pellicano si posò su una piana di fango nei paraggi.

“Chi vi ha detto di disturbare quei fenicotteri!” gridò. “Quelli che sanno meglio, e chi mi ha chiesto chi fosse peggiore?”

“Adesso,” fu annunciato a tutti gli altri uccelli, “quel pellicano era un uccello molto ben educato, e guardò solo i lunghi zampe dei fenicotteri, e aspettò un minuto finché pensò fossero pronti a riaddormentarsi, e poi li mise sulle gambe; ma per insegnargli il buon senso si presentò nel suo abito nativo proprio quando era anche più tardi di quanto fosse necessario, che era giusto mezz’ora prima della cena delle dieci.”

I fenicotteri meritavano tutto ciò che era stato fatto loro quando ne furono informati, ma quando un rispettabile pellicano, che ha perso il rispetto, si presenta vestito nuovo e diventa l’insegnante socratico di un gruppo di uccelli derisi riguardo al loro dovere verso se stessi, come fecero i fenicotteri, alla fine si comportano sempre molto bene in qualsiasi scuola siano stati posti.

È per questo motivo che da allora, fino ai giorni nostri, i fenicotteri e i pellicani sono sempre amici e immigrano insieme in India.

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