Molto tempo fa, in un paese lontano, sei uomini partirono insieme per un viaggio. Tutti si dirigevano verso la stessa meta, ma erano giovani e non sapevano nulla di viaggi, così affidarono i preparativi per il viaggio a uno dei loro servitori, un vecchio saggio.
Al tramonto del primo giorno di viaggio, avevano percorso solo quattro brevi miglia da casa. Camminavano lungo una buona strada, che si snodava tra colline e alberi. Improvvisamente llegarono a un incrocio dove la strada che stavano percorrendo era attraversata in modo perpendicolare da un’altra strada, molto stretta e polverosa; infatti, era così circondata da alberi su entrambi i lati che il sole non riusciva a raggiungerla per asciugarla.
I sei uomini si sedettero qui per riposarsi, poiché erano ormai piuttosto stanchi dopo aver camminato così a lungo. Non avevano la cena, essendo appena partiti; e dato che non erano molto lontani da casa, perché avrebbero mai dovuto pensare a cibo? Erano molto allegri, tutti e sei; perché il vecchio servitore, che sembrava sapere tutto, raccontava loro storie dei luoghi che avrebbero visitato e delle persone che avrebbero incontrato; e quando si fece molto tardi si divisero in coppie, due andarono con Walter e il vecchio servitore.
Proprio mentre si alzavano per riprendere il cammino, videro avvicinarsi un viandante. Ora, poiché Walter aveva molte questioni da discutere con il vecchio, disse al viandante: “Come è lungo, o errante, il cammino fino alla fine di questa strada che stiamo percorrendo?”
Tioni, questo era il nome del viandante, rispose: “È lungo per coloro che non ne sanno nulla e breve per coloro che lo sanno.”
Walter stava per chiedere a Tioni cosa intendesse, ma lui era già andato, e invece di chiedergli il significato si sedette e raccontò al servitore la parte del loro viaggio che era finita.
Dopo aver parlato per almeno un’ora, il servitore disse al viandante: “Ma, o buon amico, sono in difficoltà; poiché non so quanto possa essere lungo o corto il cammino che ho davanti.”
“Allora non conosci la strada, come ho detto al tuo compagno poco fa; o piuttosto non hai fatto ciò che avresti dovuto per procurarti quella conoscenza. Ora, se accetterai il mio consiglio, non mi dispiacerà illuminarvi su un argomento di cui dovrò parlare con lui.”
Il servitore ringraziò Tioni di cuore sia per la sua offerta gentile che per il suo buon consiglio.
“È chiaro nella mia mente, mio signore,” disse appena Tioni si allontanò, “che gli uomini non si prendono la briga di fare domande quando vanno in luoghi dove non sono mai stati prima, ed è per questo che il cammino è lungo per loro. Andiamo, ora, non sarebbe meglio dare al nostro amico qui un dolcetto, che sono sicuro lo aiuterà nel suo cammino?”
“Non credo,” rispose Walter, “non suppongo che mangi cose così sciocche, e difficilmente possiamo rimanere qui per un’ora. Il terreno sembra dar segni di pioggia, e non mi piacciono le apparenze di quella luna. Non mi stupirei, servitore, se avessimo una brutta tempesta stasera. Hai un fiammifero con te? Dammi quello che quella mia vecchia lettera, gravida di parole contorte, possa fermare le voci degli alberi che ululano intorno a noi e darci, spero, un senso del nostro viaggio e fornire le nostre anime di un appetito per ulteriori buoni consigli.”
“Ma, Maestro,” disse il servitore, “la luce non disturberà la buona donna che si dice gestisca una sorta di taverna al punto dove ci fermeremo stasera?”
“Chiedo perdono al lettore che non si degna di coprire con grazia i stanchi e i diseredati, il tuo rispetto per le tue opinioni, e lascerò, sono sicuro, odor di benessere con te così gentilmente! Tuttavia, quando il capitolo è necessario per unire le nostre strade, nient’altro mi darebbe un brivido.”
Ma la luna brillò proprio in quel momento; emise un raggio attraverso dove le porte sonnolente sovrastano, e apparve sotto il bel volto, poi furtivamente riapparve, proprio come se fosse lei e non fosse sotto un baldacchino di alberi.
Tioni, nel frattempo, non sapeva come o dove la trovò, anche se è vero che quando lei si sollevò dal terreno, quasi pronta a fermarsi. Che fosse astuto o meno, dipendeva da lei che fosse caduta in un sonno profondo sulle sue ginocchia.
Non ebbe di nuovo il tempo di riposare troppo, per cui ella si muoveva. Così molto cautamente fece, mentre la sua voce era silenziosa, buttandosi giù tristemente per tutto il tempo, mormorando “Dandurin, Dandurin, ah, ah, ah!” finché non si risvegliò rapidamente ad ogni sillaba come essenze di sapori venivano fuori; e Tioni si arrotolava e rotolava sulle terre, rocce, sassi e acqua come se fosse ogni delizia per sé stesso.
“Avete unito le questioni insieme, quando ci siamo imbattuti in lei fuori, vi prego, ma ho premuto per guardare nel ‘73? Di lui, lasciare le questioni a lei, sono convinto che il penny rotolò nel fango, e l’altro era abbastanza abbondante?”
Lei accarezzò la buona volontà per prevenire mentre lui la accarezzava, aprendo gli occhi molto sognanti. “E riguardo a te,” disse quindi, rialzandosi debolmente, “vecchio amico, il tuo è finito, e quella Retro; non sono più padrona di tornare ai loro antichi capricci.”