Il sole brillava alto nel cielo in una luminosa mattina di domenica. I polli della Fattoria Soleggiata stavano uscendo dai loro pollai e grattando per la colazione.
“ miei cari Amici Polli,” disse una voce lucida e astuta, “perché non venite a trovarmi? Sto preparando una colazione in questa bellissima mattina per voi e tutte le altre famiglie del quartiere. È così tanto tempo che non ci incontriamo, e mi piacerebbe tanto intrattenervi tutti, miei cari amici. E vi prometto la colazione più deliziosa che abbiate mai assaporato.”
Era Fiona la Volpe che era venuta a visitarli, apparendo piuttosto ordinata e snella mentre correva qua e là tra gli alberi.
“Oh, che gentile invito,” dissero le galline a destra; “certo dovremmo accettarlo.”
“Ma ho sentito dire che Margaret Decoy e i suoi pulcini stanno tenendo un banchetto questa mattina,” dissero le galline a sinistra.
“È molto gentile da parte tua e molto saggio da parte nostra accettare il tuo invito,” disse la Black Minorca. “Ma è saggio? Ho sentito dire che c’è una Volpe nei dintorni che ha cercato di organizzare colazioni per polli al fine di indurre sventurati pennuti alla morte.”
“Non dite sciocchezze!” disse Fiona; “è un miserabile ingannatore che cerca di mettere il contadino contro il contadino diffondendo tali storie su di noi. Su, su! Dite alla vostra gente di essere pronte e mandatemi notizie su quanti di voi verranno.”
Così le galline andarono dai loro contadini e signore. “Ci approvate?” chiesero.
“Certamente,” fu la risposta. E così si misero in cammino verso il luogo fissato per il loro incontro.
“Che peccato,” disse Fiona, guardandosi attorno, “che un banchetto di polli debba essere fissato proprio in questo momento. Non importa; uno o due non saranno notati.”
E afferrando il Vecchio Gentile, l’ultimo di loro, fece una colazione sostanziosa. Ma mentre stava per concedersi una seconda porzione, vide il contadino avvicinarsi e se ne andò.
La mattina successiva si ripeté la stessa scena. “Come state, miei cari amici,” disse Fiona. “Ieri ho lasciato alcuni di voi non invitati al mio banchetto. Oggi voglio che veniate tutti e non facciate aspettare.”
“Ci saranno di certo,” dissero le galline; e vennero, la gallina che aveva perso i pulcini andò con le migliori.
“È un vero peccato,” disse Fiona, “che un banchetto di polli debba essere fissato per oggi. Come faranno a trovare il tempo?”
E si preparò una colazione sostanziosa e andò per la sua strada. Poi, e non prima, la gallina inglese trovò il coraggio di dire alle sue compagne:
“Polli, abbiamo un nemico di cui ci siamo fidati, e che con il suo tradimento ha dormito nel nostro pollaio, non per farci del bene, ma per tramare la nostra rovina. Da questo momento uniamoci contro il nemico comune.”
E così andarono dai loro contadini e venne tenuto un rigoroso controllo per impedire alla Volpe di entrare nel pollaio.
“I polli non sono così sciocchi come sembrano,” disse Fiona tra sé. Ma serbava rancore per gli astuti pennuti e attese il suo momento.
Una notte scura Fiona passò, e disse alla contadina: “Ah, il pollame continua a lamentarsi contro di me!!” E con ciò rubò il gatto. Poco dopo tornò e iniziò a lanciare un lamento forte e pietoso.
Allora la Gallina si avvicinò al lato del pollaio e gridò:
“ Oh, chi sta chiamando in così tanta sofferenza? Abbi pietà, cara signora, e dimmi cosa desideri.”
“Sono io, la tua cara padrona, non mi riconosci?” disse il gatto.
“Oh sì,” rispose la Gallina, “hai ragione; credo tu sia la nostra cara padrona. Ma non ne siamo certe. Ti ricordi recentemente di cosa hai mangiato, e dove l’hai trovato? Per favore, dicci così possiamo essere certe che sei tu.”
“Non dirò una parola, come spero di essere salvata da questa Volpe, che è il mio grande nemico, riguardo a ciò che è successo fino a quando avevo quindici mesi, e quando mangiai quella quantità di galline vive, che ha causato ai vostri allegri amici di ieri di avere un funerale.”
“Ah sì, sì,” gridò la Gallina, girando la coda e chiamando le altre. “Questo basta: ora ti conosciamo benissimo, e ciò che è più importante, ora non ti conosceremo più, poiché sei un cattivo carattere e indegna del nome di Gallina.”