C’era una volta, in una bellissima notte stellata, una bambina di nome Lily che ascoltava le stelle dalla sua finestra, come era solita fare. Improvvisamente, notò una stella che piangeva con grande tristezza.
“Qual è il problema, cara Stella?” chiamò.
“Oh! povera me!” gemette la stella. “Ho perso la mia voce e sono sicura che perderò il concerto di domani sera. Non riesco a sopportare il pensiero di tutte le stelle che vengono da ogni parte della terra per cantare e suonare gioiosamente senza di me. E io devo stare qui da sola ad ascoltarle! È troppo terribile!”
“Aiuto! Aiuto!” gridò la stella, e la sua voce diventò sempre più fievole finché alla fine non fu che un sussurro.
“Devo davvero andare a letto ora,” disse la bambina, “ma ci penserò a dirlo al Vento domani, e lui di certo ti aiuterà se sarà possibile.”
E così andò nel mondo dei sogni.
La notte seguente, appena il giorno finì, saltò dalla sedia e corse verso la finestra.
“Sei qui, Vento?” chiamò, non appena cominciò a sospirare un po’.
“Ci sono,” rispose una voce forte fuori dalla sua finestra.
La bambina applaudì dalla gioia. “Allora vieni qui e aiutami a calmare i mari e le persone,” chiamò.
“Sto tessendo una rete abbastanza vicino a te,” rispose la voce.
“Oh! Non posso mai lasciarti andare,” disse il Vento, “e se lo facessi il mare si precipiterebbe dentro e annegherebbe tutti i bambini del mondo. Chiedimi qualcos’altro!”
“Non voglio altro,” disse la bambina.
Così il Vento corse via per eseguire il suo compito e tornò velocemente alla sua finestra, mentre i raggi di luna attendevano per lui.
“Che notizie porti?” sussurrò.
“Oh! notizie così tristi!” esclamò il Vento. “Mentre soffiavo sopra il mare sono arrivato a una grande nave vicino alla costa che doveva portare molte persone in un altro luogo. Ho allontanato le nuvole nere e ho reso il mare bianco affinché non si spaventassero, e poi hanno lanciato forti grida di aiuto.
“Nel frattempo la nave stava montando su una grande onda montuosa, e alla fine si schiantò contro le enormi rocce, e tutte le persone affogarono. Ho portato via tutte le danze e le gioie dalla piccola città dove desideravano tanto andare.”
“Questo è stato orribile,” disse i raggi di luna; “ma che dire della stella?”
“Non ho fatto nulla per lui,” rispose il Vento. “Ma non ci sono notizie su di lui, quindi probabilmente sta meglio. Andrò a vedere, poiché ho trovato questa richiesta abbastanza facile da soddisfare.”
Così si diresse verso il cielo dove le stelle danzavano di gioia, e si avvicinò alla voce infelice, ma ahimè! poverina, aveva ancora perso la sua voce.
“Non credo che canterà per molto tempo,” disse il Vento alle altre stelle, e tutte sospirarono tristemente.
“Sono sicuro che posso cantare anche ora,” disse la piccola stella. “Non posso cantare la mia canzone giusta, ma ne ho imparata un’altra, e la canterò ora.”
E aprì il suo piccolo cuore e ne riversò tutto. La canzone era solo una nota, ma la nota era molto bella, e così decisa.
Poi tutte le altre stelle si unirono e cantarono la canzone, e la canzone del Vento, una canzone segreta di gioia e d’amore, verso le profondità scure al di sotto. Sapeva quale parte doveva interpretare, e mentre la stella cantava il suo suono giù.
Ed ecco, la stella raddoppiò i suoi sforzi e cantò e cantò e cantò. L’Allodola della Foresta e l’Allodola hanno sentito e vennero a cantare. E poi il Vento portò via tutto il caotico e stupido della mare con fragore.
Che concerto! Mai gli spazi bui e eterni avevano udito uno prima di esso.
“Farai del tuo meglio per cantare al concerto, mia piccola Rosa,” disse una stella dell’Est.
“Sì, davvero,” dissero le truppe entusiaste.
E poi circa trenta stelle si precipitarono giù per avvicinarsi a loro, e otto altre spararono in direzione opposta.
Poi cantò la Stella dello Spettacolo che era realmente al concerto sotto. Ovviamente non poteva salire, altrimenti non ci sarebbe stata alcuna esibizione, ma sollevò tutte le altre stelle a cantare ancora di più da sotto.
Allora ogni stella fece del suo meglio, e la piccola Rosa stava seduta sotto, con il cuore pieno di meraviglia, e gli occhi colmi di incanto e ammirazione, e sussurrò alla cattiva Piccola Cascata, “Non ti preoccupare, cara, è una grande felicità tutto sommato cantare dentro il proprio cuore anche quando non si può cantare con le labbra!”
La Notte le diede la buonanotte con gioia, poiché era benedetta con pazienza.