La Rana Cantante

In una calda sera d’estate, sotto il dolce chiarore della luna, una Rana di nome Fred decise di sedersi sull’orlo di uno stagno di gigli e cantare dolci canzoni per sé stesso. Mentre alcune rane lo guardavano, la maggior parte di loro era già rannicchiata nei propri letti. Fred era bello da ascoltare, ma era timido e non cantava abbastanza forte da farsi sentire dagli altri animali che abitavano nei dintorni.

L’usignolo viveva nel vicino albero di frassino spinoso e cantava meravigliosamente. Anche il diavolo di talpa nel cespuglio di althea cantava bene. Non erano proprio vicini, ma ascoltavano e si resero presto conto che la nuova voce che sentivano provenire dallo stagno di gigli era diversa nel tono dalle loro.

“Tra te e me,” disse l’usignolo al diavolo di talpa, “quella Rana ha una voce davvero bella, vale la pena ascoltarla. È un vero peccato che non sia stata istruita. Gli farò un’offerta.”

Il giorno dopo Fred si sedette su una foglia di giglio e si sospirò un po’, poiché le parole dell’Usignolo di Luce Lunare gli erano rimaste in testa, e aveva provato, quando pensava che nessuno lo stesse ascoltando, a cantare abbastanza forte da essere sentito nel cespuglio di althea. Tuttavia, chi c’era per insegnargli?

Fred non dovette aspettare a lungo. L’usignolo si posò su un ramo direttamente sopra la sua testa e gli disse che se voleva venire a vivere nel cespuglio, lei, l’usignolo, sarebbe stata felice di insegnargli a cantare.

“E resterai con me finché non saprò cantare bene abbastanza da piacere a me stesso, caro usignolo?”

“Niente di più facile,” venne la risposta. “Rimarrò qui fino alla fine della luna, e se entro allora non avrai appreso tutto ciò che posso insegnarti, rimarrò tutto il mese successivo.”

Così l’usignolo, soddisfatta della sua piccola battuta, rimase per il resto della luna nel cespuglio di frassino spinoso.

Ma ciò che insegnò a Fred non lo aiutò a cantare. Fred era troppo ottuso e non riusciva ad imparare. Alla fine del mese, l’usignolo si posò su un ramo vicino a Fred e disse:

“Allora, Rana, come va con le tue lezioni? Fammi sentire un tuo tentativo.”

“Oh! Me la cavo piuttosto bene,” rispose Fred. “Solo ieri ho afferrato il ritmo della canzone del baciami-alla-porta-del-giardino-vuoi-no-o-sì-e-qui-sono-no-ma-sUSSURRA-la-povera-fanciulla-dall’alto!”

“Adesso questo usignolo non potrebbe disprezzare una canzone così carina e con una melodia così dolce, poiché anche lei le era affezionata. “Ascolta,” disse, e la cantò ripetutamente con toni soavi.

Poi, arricciandosi sul ramo, elencò tutte le variazioni a modo suo.

“Accidenti,” disse Fred, stupito. “È così che voglio cantare, solo più grandemente!”

“Beh, cosa hai da dire a te stesso,” chiese l’usignolo quando finì, “o forse puoi fare di meglio?”

“Scommetto la mia testa verrucosa contro un dente di leone che canterò prima che siano passati sei giorni!” disse Fred.

“Così tanto, tanto peggio,” si disse l’usignolo, “se perdo. Significherebbe la mia cena ogni notte dopo la luce della luna.”

Poi a Fred disse: “Ti sono molto grata, caro Rana, e ti auguro buona mattina.”

Ma per tutto il giorno e per tutta la notte successiva, Fred si sedette su una foglia di giglio e meditò. Come saggio era il Rana, due al massimo vivevano, ridevano e crocchiavano via ogni giorno di sole senza preoccuparsi delle aspiranti maestre e delle loro lezioni. Contro l’ottavo giorno l’usignolo, nella sua grande gioia, aveva persino dimenticato completamente la Rana, ma quel giorno Fred passò rapidamente vicino al frassino spinoso.

“E riesci a cantare per piacere a te stesso a questo punto?” le chiamò giù.

“Riesco? È quello che posso,” disse Fred, gonfiando il collo. “Ascolta e rimani stupita! CrooooooOAAAAAcaNO:NO! ACO: NOh! Oh, Oh, OH-OH!”

L’usignolo stava per scoppiare. Come una silfide scese verso la Rana, si avvolse intorno a lui con gridi lamentosi, si allungò bene sotto il collo, gli batté il becco contro e cantò: “CrooooooOAAAA”: “CA! NO! NO! NO! PUOI CANTARE: PUOI:

NO, SE CHIEDO, NO, RE NEPTUNO NON HA BISOGNO DI ME NO, NO; O-O-H!”

Poi da sola cantò “Dolce Eco” e una “Canzone di Partenza per un Matrimonio,” soffermandosi di proposito per cantare abbastanza forte da dare a Fred la possibilità di unirsi al ritornello. Poi volò via, si nascose e rimase lì a guardare tutto ciò che poteva vedere.

La sera seguente, molti conoscenti e vicini vennero a quello stagno di gigli ad ascoltare il canto della Rana con la pelle macchiata sulla schiena. Il diavolo di talpa si sedette nel cespuglio di althea e aprì il becco, ma non uscì alcun suono. L’usignolo fece lo stesso nell’albero di frassino spinoso e si asciugò una lacrima di tanto in tanto. Fred era troppo felice per cantare e non notò nulla.

Cantò e cantò finché il sole non salì alto nei cieli e i raggi caldi del sole portarono con sé tutti i tipi di verdure e insetti a riprodursi, come lui, i pesci nuotando nelle acque scintillanti.

Poi, dopo il lungo e caldo crepuscolo giunse alla sua stanca fine, e le rane tutte pregavano Fred di cantare ancora i suoi dolci canti malinconici.

“Signori rane, cosa ne dite di un contest stasera: solo io e te!”

“Intendi una prova di numeri,” disse una giovane Rana, e con un trucco astuto posso raddoppiare quel numero senza nemmeno muovermi.”

English 中文简体 中文繁體 Français Italiano 日本語 한국인 Polski Русский แบบไทย