Nelle brillanti acque blu di Coral Cove, dove sole e vita marina danzavano insieme, viveva una creatura piuttosto strana ma adorabile di nome Oscar il Polpo. La sua pelle arancione brillante brillava di curiosità, e i suoi otto lunghi e aggraziati tentacoli erano sempre pronti a esplorare le meraviglie del fondale oceanico e a fare nuovi amici. Anche se Oscar era ben noto per il suo atteggiamento amichevole, aveva anche un talento speciale nell’inventare congegni bizzarri con i pezzi rotti che galleggiavano distrattamente sul fondo dell’oceano.
Un giorno di sole, mentre si avventurava un po’ più in profondità del solito, Oscar trovò alcune cose: una vecchia maschera da snorkeling, un guscio rotto e un vecchio paio di occhiali mezzi rotti che avevano una brutta crepa. Ed è in quel momento che gli venne un’idea: la sua prossima invenzione! Due giorni dopo, la notizia si diffuse che Oscar stava per organizzare una festa per celebrare la sua ultima creazione. L’eccitazione crebbe in Coral Cove mentre pesci di tutti i colori e forme si radunavano.
Mentre Oscar si preparava, i pesci stavano in attesa ansiosamente che le festività iniziassero. Improvvisamente, con un forte PLOP, Oscar cadde nel suo piccolo campo sott’acqua di alghe marine. Con grande sorpresa, le alghe gli solleticarono lo stomaco. Tra le risate, si allungò e toccò il guscio rotto—il primo pezzo della sua invenzione! “AH-CHOO!” esclamò la voce di Oscar, e nel’acqua esplosero centinaia di bolle d’acqua arrossate, che brillavano di colori arcobaleno. Ogni bolla scoppiava con un suono. Alcune sembravano un po’ come la musica delle balene, mentre altre erano luminose e gioiose come un allegro fringuello. E ce n’erano così tante che presto si mischiarono, creando un’unica, grande risata che tutti aspettavano.
Oscar si alzò e sorrise di gioia, perché questo era esattamente il rumore che sperava di sentire: aveva inventato una macchina dei suoni completamente nuova! I pesci, ora finalmente smettendo di guardarsi l’un l’altro con disprezzo, corsero da Oscar, sentendo in qualche modo che queste bolle gioiose erano destinate a loro. Oh, che spettacolo! I pesci più grandi guardavano inorriditi; alcuni di loro nuotarono via con disgusto. Ma a parte i piccoli pesci che mordeva giocosi l’ambiente circostante e i pesci minuscoli con le loro piccole bocche rapide che cercavano di far scoppiare le bolle, non c’era un pesce che non stesse ballando un po’ di jig.
“Accidenti, non è musica,” gracchiò la vecchia tartaruga cercando di apparire saggio. “Perché, perché, questo sembra uno schiamazzo! Devi fermare subito questo rumore, Oscar, o sicuramente non riuscirò a finire il mio pisolino pomeridiano.” Così Oscar spense la macchina e smise di ridere. Ma quell’espressione sui volti dei pesci intorno a lui gli ricordò tanto il grande organo della cattedrale sulla terraferma che decise di suonare solo un’altra melodia con la sua macchina dei suoni.
“Oscar, Oscar!” gridarono all’unisono una dozzina di voci. “Non devi farlo, non devi davvero! È troppo vivace!” Ma la macchina stava facendo ora un piccolo suono di ronronaggio soddisfatto, e continuò. I pesci pignoli sobbalzarono inorriditi e si precipitarono verso un grande pesce dagli occhi sporgenti che si dondolava da un lato all’altro, cercando di apparire dignitoso. “Per vergogna, per vergogna, stare lì tremando di paura!” venne un suono acuto da dietro un pesce dall’aspetto scuro. “Non ti alzeresti a ballare un passo con me?” E dopo ciò, nessun pesce era troppo grande o troppo serio per essere catturato dalla buffa melodia.
Le risate riecheggiavano attraverso gli alberi di corallo, e le vecchie pietre, solide e robuste, sembravano unirsi al divertimento, mentre il relitto di una vecchia nave perduta sul fondo dell’acqua blu e pulita brillava di gioia. Così grandi furono le fantastiche celebrazioni che neanche il povero Oscar presto si accorse della sua macchina dei suoni; e non poteva quasi esserne certo in mezzo ai così tanti grida di giubilo.
Forse ormai la vecchia tartaruga dormiva profondamente; comunque, per un bel po’ di tempo non si sentì altro che il continuo tintinnio delle risate che fluttuavano attraverso l’acqua blu pulita. Ma dopo un po’, gli animali sembrarono ricordarsi di sé, e il vecchio granchio promise di ballare ancora “se Oscar avesse suonato per loro solo una dolce melodia.”
Beh, la saggia tartaruga allungò il collo lungo e godette di un bel pisolino lungo prima che chiunque se ne accorgesse. Ma quando aprì le palpebre, fissò a occhi spalancati; perché mentre era via, dieci pesciolini in fila, si muovevano e ridacchiavano passando proprio sotto il suo naso, solleticandolo in modo implacabile! E quella sola osservazione e le risate che la accompagnavano fecero sì che la vecchia tartaruga si rannicchiasse di nuovo nel suo guscio stretto, cercando di mantenere la calma, anche se si sentiva un po’ solleticato dentro.
Quindi quella fu la festa di Oscar! E con i pesci solleticanti e le bolle felici intorno a loro, nessuna festa sulla riva o picnic si divertì mai tanto quanto tutti i pesci di Coral Cove.
La macchina dei suoni fu dimenticata; nessuno chiese dopo come Oscar fosse riuscito a fare quei suoni insensati, o a tirar su quel strano suono festoso dal fondo del mare. Ma la giornata fu piena di risate gioiose e spettacoli allegri mai più ripetuti, ma tutti lo ricordarono con affetto.