Il Segreto del Vecchio Albero di Quercia

Questo pomeriggio è stato pieno di sorprese!

Prima, mia madre aveva detto “Sì” a un picnic nel giardino di mio nonno; poi avevo scoperto che il nonno sarebbe tornato a casa presto per unirsi a noi. E ora eccomi qui fuori, al caldo del sole estivo, rannicchiato nella vecchia altalena di legno che sembrava poter rompersi se oscillavo troppo in alto, a guardare le fameliche scoiattolini che rapinavano la mangiatoia per uccelli, sperando che mi lasciassero qualche briciola.

Poco dietro dove mi trovavo, proprio davanti a un alto e nodoso albero di quercia, si trovava la sedia a dondolo preferita di mio nonno. Quest’anno l’aveva affrontata dopo un’operazione per dire “alle varici”; e ero molto felice che potesse prendere meno medicine e si sentisse bene. L’estate scorsa usciva raramente.

Quando siamo arrivati tutti a casa sua, la prima cosa che ha fatto è stata potare i rametti che stavano germogliando del suo amato albero di quercia. Tutto il tempo in cui io parlavo con lui della scuola e di ciò che speravo che la mia classe facesse in estate, lui si era mosso silenziosamente con le forbici che teneva sempre in tasca.

Ora, mentre lo guardavo oltre la spalla, mentre lui sedeva con il suo lavoro a maglia accanto, stavo segretamente cercando di separare il mazzo di rametti che aveva tagliato. Ero certo che, quando fosse andato dentro in sicurezza, avrei trovato di fronte a me una dozzina di graziosi rametti verdi, e l’anello in cui crescono i rametti di quercia, già cominciava a ingiallire al calore del sole.

Quindi la prima sorpresa fu che il nonno si sarebbe unito a noi. La seconda fu il suo vecchio albero di quercia, da cui avrei potuto raccogliere abbastanza ghiande per tutti noi da farci durare fino all’autunno. Curiosamente, la sedia preferita di nonno si trovava proprio davanti ai rami dove crescevano le ghiande. Questo mi rendeva un po’ difficile la situazione, ma avrei sistemato la cosa quando l’avrei chiamato. La terza sorpresa fu ciò che scoprii dietro di lui.

Quando presi alcuni rametti per metterli sulle ginocchia di mia madre e sollevai un po’ troppo in alto—oh, non indovinerai mai cosa vidi! Il contorno preciso del ramo che il nonno aveva tagliato era nascosto da un pezzo marcio della corteccia della quercia, e questo si era spaccato, mostrando chiaramente qualcosa con della carta dentro. E cosa pensi che fosse? Una lettera intera a una nonna tanto tempo fa scomparsa, che raccontava al vicino di casa com’era stata malata la signora Taylor; oltre a una benedizione che aveva inciso dentro, mostrando esattamente dove si trovava. Rimasi tremante, accanto alla lettera stessa, finché non volò fuori un’insetto fastidioso. Ecco un’avventura che mi stava fissando in viso!

Questo finì presto, perché il ramo da cui il nonno aveva tagliato i rametti non era ancora fissato, quindi mi dondolai frettolosamente sulla mia altalena. Essa rovesciò la sedia di nonno, mentre si bilanciava verso di me, proprio abbastanza per poter leggere la scrittura da solo.

Almeno, pensai che fossero solo gli amici allegri di nonno a litigare insieme, ma erano solo il gallo e la gallina e il loro pulcino che la gente diceva andare a squittire, così non potevamo cercarli in giardino.

Mi piacerebbe che tu raccontassi alla mia classe sabato mattina quanto mi sono divertito a scoprirlo, se vuoi, quando chiedono cosa è successo durante la settimana.

Misi la mano attraverso gli involucri, ma cos’era?

Scoprii che potevo estrarre una chiave di ottone di cent’anni, con il nome di una vecchia scritto su un pezzo di carta in decomposizione che si era attaccato ad essa. Poi c’era una lettera legata (te l’avevo detto che l’avevo girata un po’ troppo); questa non si staccava in alcun modo.

Appena il nonno mise giù il lavoro a maglia, desiderai inginocchiarmi su un ginocchio, mettere la mano di nuovo nella fessura, ed esplorare ulteriormente; ma pensai che dovessi chiedere, mentre entravo in uno stato di eccitazione.

“Vieni a vedere,” dissi, mostrando proprio dove la chiave di ottone si adattava nel mio piccolo palmo.

Un giorno, dice mia madre, imparerò ad essere rispettosa, ma lui posò dolcemente la sua mano gentile sopra mentre si alzava verso di lui sulla gamba e fece finta di cercare dall’altra parte del tronco con l’altra mano. Poi, restituendo la chiave, si alzò e, con una foglia tremolante, la staccò appena dalla lettera.

Indossò i suoi occhiali spessi e lesse per un po’.

“Sapevi che la nonna Taylor possedeva davvero la casa di cui questa chiave è fatta, e la sua stanza da cucire è questo stesso Melo! Era molto prima che sognassi di sposarla. Desideravo un luogo dove riporre dalla sua cassettiera la carta ammuffita e le pagine fragili che contenevano poesie che avrei dovuto inviare agli editori di Boston—non le scelsero, così le avevo nelle unghie, e sai cosa… Calmati! Ecco che arriva!”

E sopra la chiave e le pagine ingiallite di carta deteriorata pesanti per l’olio delle mie poesie, si chinò—“Oh, noi dell’era moderna! Nessun sopracciglio è così raro un tetto da tenere lontane le notizie che la natura di nuove bocchette per i fili sta diventando nota! E la sorella di mio marito Eudora,” gemeva, sentendo tremare, tutte queste vecchie cachi cadono sopra di noi! Le persone con il cognome Torta di Limone amano la miseria e leccarsi le dita appiccicose ogni volta. Non riescono a leggerne molto per mancanza di vista; quindi tutto ciò che posso fare per mantenerti affamato è farti inquietare nei pollai e tra le galline… Calmati ancora! Metti quella carta che scoppia all’orecchio sinistro; mio fratello la sta rovinando con qualche chiave ad uncino che tiene nell’altro.”

Poi, inclinata indietro nella sedia a dondolo di suo marito con un usignolo al suo fianco e un pappagallo di qualche altro sul suo, una signora con una bocca storta cercò di disturbarla, mentre la langue cercava di svolgere i suoi doveri di attrice, prima sembrò affaticata e una lingua di lingua un po’ meno sconosciuta e una lingua distrutta dall’esterno trattenevano la ‘poesia’ colpevole in buona fede per la compagnia metà del tempo, si sentiva veramente come se un pazzo avesse imbavagliato i desideri di fuoco pensando a un occhio di ogni mezza dozzina di manifesti a casa di un amico e poi avesse imbottito il vecchio inciso in un boccone troppo forte per l’altro.

“Rimango stupita,” me la diede mentre si presentava con un sottile pezzo di carta assorbente che disse qualcuno che supponeva che le persone nelle scuole di cucito potessero solo essere oche, ha chiesto per secoli.”

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