C’era una volta, verso il crepuscolo, tutti gli animali del regno si erano riuniti davanti a una grande pietra. Per cosa erano venuti? Tutte le bestie nella foresta erano state invitate ad ascoltare il leone, il loro re, parlare. È vero che il leone non li invitò tutti insieme; inviò l’invito a ciascun animale tramite una veloce gazzella; altrimenti ci sarebbe stata una grande confusione.
Così il leone si alzò su un trono di quarzite, e la volpe, il suo primo ministro, si sedette accanto a lui.
Poi tutte le altre bestie si sedettero, impazienti di ascoltare il discorso del leone.
“Ho l’onore di invitarvi a un incontro,” iniziò il leone, con la compagnia nel suo ufficio. “È perché condividete un linguaggio comune, il linguaggio dell’azione, del fare del bene per il bene stesso.
Solo voi cani, che siete i miei boia, non meritate l’onore di questa riunione, poiché siete soddisfatti di guadagni sordidi.”
“Re leone,” risposero i cani, “il guadagno sordido di cui ci rimproveri è il rispetto che dobbiamo alle nostre mogli e famiglie. Quando abbiamo mangiato due o tre buone fette di grano saraceno buono, usciamo a caccia di donne e bambini e simili, oppure macelliamo tori grassi e offriamo rinfreschi ai poveri.”
“Di cosa vi lamentate,” disse il leone, “è uccidere e divorare ciò che è importante, le altre cose sono dettagli.”
Vi ho convocati per discutere i mezzi per migliorare la nostra azione comune, in modo che le generazioni future possano avere maggiori vantaggi di quelli che abbiamo avuto.”
“Sì,” disse la pantera.
“E quel frescolato all’estero causa,” disse il gallo.
“Silenzio, buoni amici,” esclamò il leone.
“Ho consultato i miei ministri; i loro consigli si riassumono nella seguente formula, la prima che si presenta, e di cui mi dicono che tutti dovrebbero attenervisi.”
Leggere quindi, “Movens movetmores.”
“Cosa?” esclamò la lucertola.
“Movens movetmores.”
“Mores,” “mores,” gridarono i cani, con il muso e la coda alzati, “chiediamo mores, vogliamo di più.”
Il consigliere del leone, la volpe, amministrò un’efficace pausa con presenza di spirito.
“Buoni amici,” disse, “il re, mio padrone, ha cento ragioni pubbliche e altre cento private per desiderare di farci veri vegetariani. Nei tempi antichi i discorsi venivano fatti rapidamente.” Detto ciò, citò la formula del leone e proseguì su un verbo non declinabile.
Gli altri animali presero così anch’essi a cuore l’idea, e la pantera finì per mettere in moto l’azione comune che il leone aveva raccomandato.