Il Problema Spinoso

Petey il Porcospino aveva passato tutto il pomeriggio a coprire rami o accoppiarsi, e mentre si faceva tardi si affrettava per tornare a casa prima del buio.

Era una mattina presto, quando il bosco era fermo e tutti stavano dormendo, che Petey scoprì di avere una spina di una rosa nascosta tra le sue punte più appuntite. Stava scalando un alto, alto muro di pietra quando si graffiò contro il cespuglio e ricevette il suo visitatore spinoso. Appena Petey tornò a casa, cercò e cercò, e sentì, ma non riusciva a trovare la spina; riusciva solo a sentirla nella sua punta più fastidiosa. Allora aggrottò il naso e cominciò a piangere.

Aveva una bellissima casa in fondo a una vecchia buca di marmotta, dove aveva un piccolo mucchio di foglie secche per letto ed era molto comodo. Ma quella spina lo rendeva spinoso e irritato, ed era tutto a causa delle sue punte. Ora, a causa delle sue punte, nessuno poteva estrarre la spina dalla sua punta, perché nessuno poteva avvicinarsi abbastanza. Ma dopo aver pensato e ripensato, cosa pensò se non di chiamare la sua triste vicino marmotta, che viveva laggiù in fondo a un alto albero. Così corse verso l’albero e fischiò, ma non ebbe risposta. Dopo aver chiamato e chiamato, ricevette un grugnito assonnato dalla tana, “Cosa vuoi, Pete?”

“Sei tu, Polly?” ringhiò Petey.

“Non sarei un ringhiante se potessi evitarlo. Non vuoi venire giù, Polly?”

“Nessun tempo; cosa vuoi?”

“Ti è mai capitato di avere una spina nel piede?”

“Spesso. Buona notte. Non mi sono mai lamentata, però, perché mi ha fatto bene.”

“Dovrei essere felice di sentire chiunque lamentarsi, però.”

“Beh, e allora?”

“Potresti provarci.”

“Fallaci.”

“Mi fa arrabbiare. Buona notte.”

Dopo aver provato e riprovato, e sbattendo la testa contro il muro, Petey scoprì, però, che non aveva nessuno da incolpare tranne se stesso per aver preso la spina nella sua punta. Ma nessuno avrebbe realmente dovuto saperlo, se non avesse deciso di lamentarsi. In quel momento Polly Marmotta si trovava nella sua tana a riflettere. “Cosa, mi chiedo, vuole da me quel porcospino, Petey, a quest’ora del pomeriggio, proprio quando ero riuscita a mettere a letto i dieci piccoli cuccioli di marmotta e mi stavo preparando per un bel sonno. Mi chiedo se ha fatto una chiamata senza parlare o se ho fatto un sonnellino involontario. Non ci vorrà un minuto per vedere.”

Così Polly scese, e la prima cosa che fece fu mordere la spina fastidiosa a metà senza dire nemmeno “Con il tuo permesso.”

“Beh, questo mi facilita un po’,” disse Petey.

“E con il tuo permesso potrei pensare di tornare a casa per un bel sonno, dopo tutto,” e strappò il resto a metà.

“Molto gentile. Dici, ti è mai capitato di notare che le nostre facce sono molto simili? Non oggi; troppo strette.”

“Non oggi non intendevo. Mai fatto.”

“Mai fatto! Beh, non mi aspettavo di sentire questo da una marmotta.”

Notando un listello di cintura marcio a metà in cima, la distratta marmotta, mentre rispondeva a Petey, infilò la testa immaginando che il resto del suo corpo fosse lontano dal chiodo, quando all’improvviso ting! Oo, oo, oo! andò la sua zampa.

“Differenza di opinione,” grugnì lei.

Con ciò Petey scappò via, poi tornò, e poi scappò di nuovo. Alla fine tornò e disse: “Passami quel chiodo, Polly, e reggi l’altro estremità del listello. Il legno è un amico delle punte. Quando strofino le mie punte contro il legno, beh, quel maledetto chiodo si estrae da solo.”

E così fu.

“Non importa quanto a lungo il gambo principale possa crescere,” disse Petey, sentendosi terribilmente bene quando finalmente rientrò nel suo buco, “è sempre la prima spina a dare il dolore. Sia un amico che un nemico, non conta nulla—il dolore che si prova è solo per un breve periodo, al massimo. Odio sempre intromettermi negli affari degli altri; ma ti sono immensamente grato, Polly.”

“Ce n’è abbastanza di tempo per riposarsi quando torni a casa,” disse lei ai suoi cuccioli. Era stata a riposare su quell’obbligo per l’ultimo mese. Non si era mai preoccupata di farlo.

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