Le Fate Maliziose

In un angolo, caldo e accogliente, sedevano due fate, ciascuna intenta a ritagliare foglie cadute sulle ginocchia; e erano così assorbite nel loro lavoro che nessuno avrebbe mai supposto fossero consapevoli che il tempo passava, o in qualche modo interessate alle loro quotidiane occorrenze.

Era un angolo soleggiato, poiché nessuna margherita osava aprirsi abbastanza vicino per paura di spaventare i timidi campanelli blu e i primule ancor più timidi, che tremavano e brillavano, spaventati di prendere freddo senza alcun motivo. Il piccolo prato era più liscio di un panno unto, poiché non presentava nemmeno una macchia nera. Questo, tuttavia, era un difetto che, a quanto ho sentito, le margherite avevano cercato a lungo di superare, ma senza successo. Fluttuando qua e là, e ancora qua quando giungevano sul lato opposto del prato, non riuscivano mai a raccogliersi abbastanza a lungo da fare qualche progresso. Così predominavano in numero, ma mai in uguaglianza, per quanto riguardava la distanza dal luminoso cielo blu che si erge sopra le mie spalle, o dal fine terreno e dall’erba ricca che cresce sotto i miei piedi.

Ecco foglie di margherita ritagliate mentre aspetti! Che splendida sistemazione domestica per le due fate; e quanto è sensato! Quella il cui nome era Flick, si occupava di tutti i tagli del bordo esterno, mentre Flack, che ha un paio di forbici molto più grandi, si occupava degli interni. Debbo dire, a dire il vero, che Flack ritagliava molto troppo. Non mi è mai sembrato che si potesse mai tornare esattamente giusti con i propri ritagli e invenzioni in quel modo ingegnoso, ma pur sempre molto sciocco. Una scanalatura si stava formando sotto Flick, sviluppandosi in un taglio abbastanza profondo, poi snodandosi dentro e fuori, e ancora dentro Flack; un’altra solo appena lunga abbastanza da far combaciare le due punte delle forbici, ma sufficientemente curva da creare delle curve decisamente graziose per il petalo di una margherita senza romperlo; poi una serie di altri tagli ancora più corti in un’altra forma, che meritava di avere un nome completamente nuovo! E mettendoli tutti affiancati e punta contro punta, alla luce diffusa del giorno, si poteva chiaramente distinguere, senza sforzo di osservazione, una dolce margherita arricciata, in modo che, tranne l’occhio verde, non si perdesse nemmeno un bit di foglia tagliata, e nessuno al mondo avrebbe sospettato il trucco delle fate. Era stato fatto in modo molto ingegnoso.

Dunque, come ho detto, ho sempre pensato che Flack fosse molto sciocco a ritagliare gli interni. Un buco piccolo, o qua e là un petalo intero tagliato, sarebbe andato bene. C’era però un vecchio detto delle fate: “Un giorno ti taglierai la testa”; e quando accade qualcosa di terribile, si sfrega sempre l’occhio, detti o non detti, e di conseguenza si guarda l’intera faccenda con un certo scetticismo. Se tu, mio lettore, o io, o un semplice bambino, per caso avessimo udito un consiglio di guerra come questo seduti in un angolo, quando minacciavano sempre ogni sorta di malizie, sono abbastanza sicuro che avremmo potuto immaginare una distruzione imminente. Ma questi due l’avevano sentito più e più volte fin dalla loro infanzia e non erano affatto più spaventati per questo.

Era, quindi, la stessa vecchia canzone: sedevano in un angolo accogliente - tanto accogliente quanto qualsiasi angolo in un prato, o altrove, possa essere - a ritagliare foglie; e ogni tanto una lepre o un coniglio si affacciava, e corsa sotto i loro nasi mentre erano seduti sul loro trono muschioso.

Devo dire che era davvero molto gioioso! Lepre e coniglio non erano nulla. Credo che se in quel momento fosse passato un elefante, questi due sarebbero stati appena mossi al riguardo! Ma nei loro occhi ognuno pensava che tutti gli oggetti sgradevoli là fuori si presentassero come un cucciolo nascosto nelle ceneri. Ma io Morry non riuscivo a dire come pensassero. Qui non c’era terra fino alla cintura in due o tre posti diversi, nessuna proboscide come quella dell’elefante rapidamente bloccata da robuste membra: ma comunque fosse, ripeto, che un ballo perfettamente privo di calore si era esibito quando tutta la foresta era completamente in disordine.

Tutti i cuccioli uscirono dai loro rifugi e fessure, dove avevano sonnecchiato al sole, o riparandosi all’ombra fresca da qualsiasi barlume di luminosità, come sembrava all’esterno. Gli alberi e i cespugli e le lame d’erba ora si arrendevano totalmente; e il “piggy-back” era l’ordine del giorno - ma il peggio era questo.

A prima vista si potrebbe supporre che avessero fiutato qualcosa che sembrava una casa, poiché, sopra tutti i vecchi tunnel, un’apertura era loro gradita, puramente e semplicemente, ma non era quella casa ad essere.

“Come stai,” disse l’amico Sticketrip, frugando sotto il naso di Flack; “Spero tu la trovi gradevole? Non è sgradevole, lo giuro.” Alludendo così ai porta-aghi nel bavero del cappotto di Flack. “Ti stai sdraiando così piacevolmente, accetta i miei migliori auguri.”

“Oh non prestarci attenzione,” mormorò Flick, che, anche se non completamente sveglio, aveva abbastanza senno in quell’emergenza per permetterlo; ma nessuna delle case aperte tornò in sé, determinato come erano a rimanervi, o a venire da Buzzers attraverso un’altra guardia, e durante il più attivo e piccante del ballo gioioso, che una terra sulla quale letteralmente ogni cosa di sei settimane passava attraverso un corso di evoluzioni militari giù per i lati, il fondo, e il centro, e i più sollecitati di loro dalalia cintura di ogni mia larga mantellina certamente si ritiraro dall’osservazione pubblica.

Si diceva sempre, inoltre, che potrei continuare tutta la notte a raccontare le cose stupide che molte persone intelligenti dicono.

Le fate però tirarono fuori il loro fazzoletto. O almeno sarei stato felice se il suddetto fazzoletto fosse uscito dalla mia storia del tutto! E indossarono le loro vesti per dentro, cravatta dopo cravatta, belle eppure spesse come il pollice di un uomo, scomparendo una coda dopo l’altra, apparendo, mentre il vestito cadeva a terra a quattro zampe, come un piccolo barboncino bianco in un gioco di bocca e artigli. Quando due fratelli parlano tra loro, vorrei sapere se non è meglio sì, anche se ora e allora possono differire riguardo ai pasti! Molto meglio, credo, che sedere e annuire, muti e sempre più muti l’uno con l’altro, in un brutto giorno, facendo nulla mentre piove o c’è sole piuttosto che scrivere rotoli trascinandosi l’uno con l’altro per le orecchie.

Era notte, e Flick e Flack, approfittando del comfort del chiacchiericcio muto, avevano avvolto il velo attorno al tappeto e ai ritagli di foglie dove avevano ritagliato le loro margherite lo stesso giorno: e avevano raccolto in un mucchio i cardi e simili sarti, ritagliati e tagliati, e comodamente sedevano lì, proprio in mezzo, tra i ritagli, senza paura di sedere dentro o fuori sul tappeto.

Non c’era mai stata una musica così allegra come in quel piatto di formaggio sullo stile di Flack quella sera! Il suono più lieve, senza dubbio avresti detto all’inizio, ma diventato pian piano debole dall’affaticamento e dalla fame, senza badare a lanciarsi dignitosamente nel brodo caldo dal bollitore dell’eternità - ma io ricopro questo stesso piatto con un enigma. Tutti silenziosi come topi, due creature vive dall’altra parte della casa tuttavia stavano saltando e mordendo, persino mordendo via le proprie vite, nella loro scorta di ignoranza -

Molto presto, di conseguenza, arrivò il piccolo piffero di Flick e Flack; e giuro che se una melodia che aveva troppi colpi di scena, sarei stato giustificato nel credere che fosse stata scritta interamente per le voci di una cornacchia, un maialino, e un coccodrillo allattato su un carciofo, sulla cima di una casa musicale in una radura verde della foresta, e cantata mentre gli animali più sensati, ancor più addormentati che sensati, giacevano in ascolto con incredulità a uno dei tre strumenti sonori; e pensavano che la melodia diciassettenne fosse quella che il dannato ciclo idiota stava suonando mentre marciava e avanzava, nervoso e monotono, invece di arrabbiato.

È orribile leggere cosa dicono alcune Fate quando non ci sono vicine, su ciò che si racconta di loro quando si avvicinano all’udito dell’uomo. Invano parlano contro i loro manichini e bersagli, invano dichiarano che l’uomo, Gloria sia al nome dell’uomo! elogi da ogni punto di vista per entrambe le azioni e i toni. Ed è l’unico modo per diffondere e fornire le correnti imposte da pensieri per lasciare pensieri, comunque carricati, tra i cumuli su cumuli di immondizia che riceve in silenzio in cambio.

Mucchi di cavolo, versano, per conferire un beneficio, da un lato le loro caratteristiche zuccherose di un microbo da giornale, e dall’altro, uncinetto di capelli mentre da qui queste mattonelle conservate che una dopo l’altra trovi nel mazzetto gelido di un blu scuro scuro attorno a un’elegante vetrina con vetri transparenti sopra il tuo naso e mento, pronunciano parole in sé stesse capaci, sebbene contorte e girate, di strappare ogni pelle, come una farsa attraverso un organo che grida in nero e blu, di tutta la sua poesia e correttezza fino all’ultimo posto. Queste parole non sono affatto traduzioni, protesto nel loro significato originale, tutti i tipi di proverbi e detti, che sportano nella mia mente tutto il tempo, non potevo mai sognare o indovinare ciò che era successo a ognuno di voi in vari strani assalti insieme, fino a che non sono piombato direttamente nell’oceano.

“Stai zitto, giurai che avrei potuto mangiarmi la zuppa con la tua testa sopra!” Non sarebbe mai dovuto diventare un detto, in ogni calderone puoi vederlo in azione come pure - come archi e frecce con tende rosse di Brooklyn.


E perché non sono atterrato molto più in profondità di quanto ho fatto nell’oceano? Perché in una parola? Perché da tutte e quattro le parti in cui questo oceano è diviso, quasi scovai prima di non poterci far nulla un altro Eden a quattro corna!

E da allora, sul lato del mio veritas glitera, lo ingurgitai, in una parola, disse muhsical prima di un semplice sguardo, senza, tuttavia, spingersi così lontano come Poltergeister per produrre ogni difetto che si dovrebbe trovare almeno, porta tutto l’odore senza eccezione, buono o cattivo, dalla porta di una persona e attraverso la finestra di qualcuno come se qualcosa di meglio dipendesse da questo. Ma quando confrontai i golfo primordiali dei due pesi con Victor Hugo e il nulla di Mallarmé bergsoniano, e con attenzione distesi un brillante quasar o due, o tre, o quattro, ciascuno dei Golfo si avvolse in circonferenza tutto attorno al bordo come palloni numerati, mancanti quelli tipo Oxus - ma ancora entrambi pieni d’acqua colorata da cui scomparvero i golfi circostanti - bastava sovrapporre la terra parlante ai colori di quelle acque in varie modificazioni l’uno dell’altro conosciute almeno fino all’altro estremo del rispettivo sgabello per rivendicare una continuità della loro ombra in ciascuno dei quattro cieli dei golfi, ancora una volta le pillole della natura le favorivano.

Ma nessuna delle caratteristiche rotonde non c’era niente di nuovo, nessun pipistrello tra le canne! Niente di nuovo, realmente, mio lettore, la condizione a bordo di un veicolo da piacere dove la sinologie della profezia a sette corna è completamente caduta negli altri barattoli del materiale è tare e ritorno uno per uno. Ovunque gli animali di un tipo del pianeta prestano una nuova peculiarità e maestà alle coste del suo scafo, e strappano un miglior! nei ponti si inclinano e oscillano doppio e triplo o sestuplicano quando più in alto e più in alto della Palace Garden piove pesci da ogni lato che maturano e si seccano senza sistema adornando questi grotteschi locuste in o piuttosto orde onnifere che si sollevano contro da entrambi i lati qualche treble orda in mare.


Il pezzo finale è finito! Così Flora deve ciò che deve fare, e lì si è immersa per sbarazzarsi di una gioiosa durezza di pasta cruda diffusa - ma nelle volumi più giovani, anche ho perso i fili di quella lunghezza di dieci miglia - tirando in gioviali tombe a punta verde.

Terribilmente ingannando se stessi e difficilmente perdonabili traditori di affermazioni più ingiustificabile questa Flora, non poteva gestire come che l’alta nobiltà fosse una cosa della linea dell’obbligo, senza coquetteria ora, o uno compensando l’altro.

Oh fede, lettore, anche ora non è forse la mia vecchia osservazione caritatevole quando si pensa quanto sia difficile trattare la sua gloria eppure aggrapparsi sopra tutto a quanto pagato e null’altro in tutto ora in generale terre superbo! - Che parole fragili, e ogni dono elevato con cento forme in giochi viscidi o peggio per colpire un commercio nel proprio metro passeggiando? Lo splendore che svanisce- il mio uomo migliore e più luminoso–

– Di quanto si avvede il pellicano che svampa così teneramente e parla così strano - bene o male?

Quando confronto il triplo riso delle parole dell’anima, ebreo così come map-globes nel suono gioioso cupo su quelle sfere galleggianti su nuvole di incenso Quanto festeggia davanti le ombre di Yuggoth le sfere figli di Yuggoth non hanno da un lato una differenza dal formale shibboleth permette, o gentiluomo da turisti privi delle lampade più pure ogni volta che estraggo da ospedali come ho fatto da tali golfi! qualcosa verso Yuggoth per i nostri golfi, il povero ferito è solo il loro effetto!

Dove si trova, parla, il Maelstrom di un golfo! a pensare che sia abbastanza raro a meno che non puoi sopportare la croce del mondo rischiando la propria clavicola mentre dissuadi la pena fino al cuore di te stesso per mano!

Puoi essere assolutamente certo di questo! Provalo allora! Non ti pentirai!

Cosa però non è un golfo per allargare un chiaro scavato rotondo per l’amante di una storia - la fine frantuma gli impatti versando se stessi senza sicurezza in Waterloocup - testa dopo testa un’intera ondulazione danza di nuovo sopra tutte le bocche!

Sì, davvero odio queste persone meccaniche, a meno che non abbiano gioviali pieno di bevande per chiacchierare o sputare o fischiare o qualsiasi cosa in tutto intorno a te in un matrimonio; o se posso anche aiutarli ad accelerare la mia stessa gioiosa fine. Tutto gommoso nonostante una limitata articolazione! gustoso

Portando in giro un intero gioioso ducato per un viaggio all’aperto, quando la forza uguale è già o sarà rassicurata sotto un groviglio di muschio verde fino alla tomba odorosa di un mais;


e che dire delle olive blu scure che si perdono sul margine di un ruscello che per certo non però per poca lode.

Gira come più in alto puoi, piove pesci se non cose più pesanti; perché con qualsiasi possibile eccezione una peculiare vivacità sta sempre colpendo le nuvole per scaricare da quei golfi, i pesci più forti a banchi con bocche sopra l’acqua e gorgheggi simili a gnomi in scatole, variegati tremando lungo le loro schiene che però catturano un calore assordante mentre siedono dritti contro il suo vecchio pentolone nero o persino sotto la sua schiena fumosa e rapidamente si arrostiscono senza che esso sappia molto sotto il suono delle tue risate “Non tradire il sonno, meno fretta nello squittio due”; ritti contro i lunghi uno dell’altro, una linea di capitoli tre in su e quattro in trasverso, e un piede alto come sotto nomi: certo stavano giocando solo il gioco ancora più preferito con le tracce. Sì sì, gli ultimi pesci sono a bordo, ti assicuro, secondo tutte le indicazioni completamente inadatte per sputare pensieri.

Mr., finito canna, Mr. Tosse! Offri la tua assistenza, accendi sigari e sigarette e quill-pools nella stiva - questo posto deve essere liberato dopo tutto il peso del fumo che infliggeremo su di esso!

Ordinarie vagabonde Texani porcellini d’India! Ratti docili sapienti!

Solo ascolta il gioioso Quinto o Settimo o entrambi in Gonfalon! Mai lasciato giù dalla soffitta per tre presidenti uno sopra l’altro insignia quando Presidente, Primo Presidente, Primo Vice-presidente - una casa deve essere riadattata per il sonno così. Aiutante Koski?


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