In un pomeriggio incantevole, sotto un grande albero, c’era una deliziosa casetta costruita in mattoni rossi. Una finestra si affacciava come un occhio dal volto umano; un camino si ergeva in aria proprio come un naso, e una porta verde simile a una bocca si trovava sotto. Tutto intorno a questo splendido luogo cresceva fiori meravigliosi, e metà dello spazio era coperta da cespugli di bosso e grandi roseti, dove piccoli boccioli arricciati si aprivano proprio come piccole trombe.
Era una deliziosa casetta, e in essa vivevano due topi molto affascinanti. Molly era una carinissima topina, con un elegante vestito di tessuto grigio e marrone; era un po’ rotondetta, ma non troppo, e aveva il modo più grazioso di fare un inchino. Max era altrettanto ordinato, ben curato e verbosamente rosato; sarebbe stato un grande piacere conoscerli entrambi, ma devo dirvi che un giorno, in un giorno molto piovoso, persero le loro maniere e non le recuperarono più per tutta l’estate.
È davvero terribile essere privi di maniere. Sono come bei vestiti, ti fanno sentire a tuo agio e addolciscono il terreno duro sotto i tuoi piedi. Sì, senza maniere è come camminare su stoppie affilate. Quando non hai maniere, pesti sui piedi degli altri e calpesti le loro dita; tutti quelli che incontri ricevono un colpo e forse il loro respiro viene addirittura toccato dalla tua rudezza.
Arrivò un giorno in cui il bel sole splendeva come un pensiero felice. Entrambi i piccoli topi furono invitati a una festa da tè che si sarebbe tenuta nel bellissimo giardino, tra i magnifici roseti, su eleganti seggiolini in legno di bosso, ricoperti d’erba.
“Vai prima tu; io ti seguirò,” disse Max, porgendo il suo braccio a Molly.
“Grazie,” rispose lei, e così avanzarono lungo il sentiero tra i fiori, fino a raggiungere la loro amica Mrs. Conveni, davanti al suo soggiorno al piano terra.
Questa signora era stata per molti anni la padrona di una piccola scuola per le figlie delle persone povere. Questa mattina stava offrendo una festa da tè in giardino, accogliendo calorosamente gli ospiti non appena arrivavano.
“Oh, che piacere vederti!” esclamò, aprendo il suo occhio più bello come un orologio olandese: tic-tac, e Molly entrò.
Era così sorpresa di trovare che poteva rimanere seduta accanto a Molly. Molly era una vera signora quella mattina, come un bambino ben vestito, tanto corretta e molto cortese.
A Max fu chiesto se potesse suonare il violino, “ma non molto bene; allora non ti darò un pezzo sul mio pianoforte. La mia governante è molto rigida riguardo al fuoco acceso nella stanza dove tengo il pianoforte.”
Max inchinò verso la signora e si comportò come un gentiluomo, specialmente poiché si sentiva piuttosto sicuro che fosse una signora a suonare il pianoforte.
“Cinque delle mie vecchie ragazze sono venute oggi,” fu tutto ciò che poté rispondere. “Sono un po’ mute ogni tanto: ce n’è una del gruppo.”
“Oh, sì, lo vedo,” disse Molly; e la signora di Riga guardò con stupore il topo gentiluomo che si comportava così bene.
Un po’ di tè e un po’ di brodo furono portati su un piatto di porcellana, ma nessun ospite si ricordò di mangiare o bere o persino di conversare; tutti guardavano in giro, fissavano gli ospiti e pensavano, pensavano, e ripensavano.
La signora al pianoforte era rossa, ancor più rossa era Mrs. Madame; il vestito di Molly aveva una stella di carta lucente ricamata, dove la stella era un grande enigma per la signora.
“Molly,” disse suo fratello, “andiamo via,” e così Molly afferrò il suo braccio, e uscirono insieme.
Che rabbia provò Mrs. Conveni! Che rabbia avevano Mrs. Liskoveta, Mrs. Lamerta e Mrs. Pantoflka, e quanto erano dispiaciute le piccole ragazze mute che non riuscivano a combinare nulla! Il brodo era salato come la salamoia, e la profusione di piatti non servì a nulla. Molly e suo fratello avevano entrambi dimenticato le loro maniere a casa, e mentre erano nella casa della loro padrona avrebbero almeno potuto togliersi i piatti dalla porta.
Così persero i loro inviti per tutta l’estate. Non sentirono nulla dei concerti, né delle feste di mattina, né dei giochi di carte la sera; persero sia i balli che le esibizioni di marcia, e ogni altra cosa in cui anche i topi più muti possono essere ingegnosi.
La vecchia Madame Conveni morì, e una giovane, splendida, e così stupida creatura entrò nella sua casa, che ora la posizione di direttrice di scuola era divenuta una vera e propria farsa.
Un pomeriggio soleggiato, i due topi lasciarono la loro deliziosa casetta e ballarono e giocarono nell’erba; erano felici e si sentivano felici, e ne erano perfettamente consapevoli.
“Questa ragazza è veramente colpevole,” dissero tra di loro, “ma soprattutto la vecchia Madame, che era così saggia ed eccellente.”
La carovana si allontanò; ed ecco arrivare la carrozza viaggiante della vecchia Madame. I due topi erano tristi, e danzavano con le loro lacrime su tutte le gambe del Cossacco.
“Oh, cielo! cielo!” sospirò Molly, e voleva, ovviamente, gesticolare, ma non solo il suo piede, la sua figura arricciata e simmetrica cadde all’improvviso. Era afflitta per la signora defunta, e allo stesso tempo si rammaricava di aver dimenticato di portare con sé le sue maniere.
Tutto era perduto tranne il dolce godimento che viveva vagamente nei loro cuori; le loro gambe sentivano soltanto che erano ridicole. La dolce figura della signora defunta diventava sempre più chiara, così come queste gambe si sentivano sempre più rigide e ingombranti.
Max gridò, “Si potrebbe pensare che si fosse morti di persona!”
Come piangevano e squittivano i due infelici topi! Quale dolore forte e infuocato provavano! Il vestito grigio e marrone era diventato bianco con la crosta, ogni pelo puzzava di pesce. Entrambe le gambe giacevano a lungo in una pozzanghera sulla strada—una pozzanghera orribile! I bottoncini neri di Max, e il cestino di fiori modesti di Molly, il cui manico era di seta nera, persero tutto il loro colore.
Nessuna maniere! La signora pensò che fossero morti e si allontanò, sorridendo con disprezzo. Oh, ricordarono la vecchia Madame, la cui simile non esisteva da nessuna parte al mondo! Guardarono verso il cielo, che li scrutava sorridendo. “Oh, imposteremo multe e diventeremo puntuali di nuovo!” gridarono entrambi.
Così lentamente e cautamente si riunirono di nuovo, pensarono ai loro piatti della porta aperti e meditarono tristemente. Pomposità all’esterno e vere virtù all’interno!
Si fece più fresco; si erano pianti finché si addormentarono. Che notte fu quella! Il vento autunnale soffiava, e le foglie d’autunno frusciavano sotto la testa dei due piccoli topi, come le drappeggiature sotto un davanzale.
“Perché abbiamo perso le nostre maniere?” sospirarono entrambi i topi l’uno all’altro.
Riflettettero, certamente dovevano trovare qualcosa che potesse suffrire come maniere; questo bastò mentre proseguivano molto silenziosamente su per le scale nel loro camino ostruito, dove era stato fatto un buco per accoglierli in modo tranquillo.
Il cappotto grigio e marrone di Max divenne perfettamente bianco: quanto era fortunato che i vestiti fossero di velluto di seta, che non si adattassero più strettamente intorno alla piccola figura, che tutte le imbarazzanti cose se ne andarono. Quando ebbero trascorso tre giorni tranquilli lì, tutto riprese il normale corso.
La vecchia Madame era morta; ma entrambe le giovani ricevevano con il massimo affetto e in un modo molto grandioso tutta la neve, che in inverno si lasciava cadere tutt’intorno alla loro graziosa casetta in rami così puliti, così leggeri e così luminosi.
E pensate davvero che abbiano dimenticato di ricominciare le loro maniere? No!