C’era una volta, alla fine di una tempesta molto violenta, un curioso ragazzino di nome Oliver che uscì di casa. Guardando verso est, vide un’immagine che non avrebbe mai dimenticato. Un bellissimo arcobaleno si era di colpo disteso nel cielo, con un’estremità che brillava luminosamente sopra le cime delle colline, e l’altra che svaniva dietro l’ampia distesa d’acqua lungo la riva del mare.
Eppure era successo qualcosa di strano. Invece dei sette colori che gli arcobaleni di solito hanno, ce ne erano solo tre, e questi sembravano molto pallidi e tristi. Oliver fissò a lungo e con impegno, e urlò:
“Oh! Madre, cara! Guarda! Guarda! L’arcobaleno è malato! I colori sono malati, e non li ho mai visti così trascurati come ora. Il rosa, il lilla e il verde non appartengono a un arcobaleno. Oh, che cosa potrà mai essere successo?”
“Non lo so, Oliver, mio caro,” rispose sua madre, “ma forse se ti siedi qui tranquillo verso sera, potresti vedere come andrà a finire.”
Così Oliver si sedette sul palo del cancello, e osservò e osservò finché il sole non cominciò a tramontare a ovest.
All’improvviso, e come per magia, riapparvero i tre vecchi colori dell’arcobaleno, rosso, giallo e blu, e Oliver applaudì per la gioia. Ma la sua gioia durò poco; poiché sempre più si avvicinavano le ombre blu scure della sera, fino a diventare così scure che non si vedevano più colori.
Tutto il giorno successivo Oliver rimase lì a fissare l’arcobaleno, ma ahimè! nessun altro colore tornò. Dopo che il sole era andato a dormire, cominciò l’ultimo terrore.
Uccelli di ogni forma e specie volarono in migliaia e migliaia, gridando con voci arrabbiate:
“Che spettacolo a visitarci! L’arcobaleno è completamente disordinato! Non possiamo sopportare di vederlo così! Subito, subito, cerchiamo di fare qualcosa per far stare bene di nuovo l’arcobaleno!”
Così gli uccelli volarono via, completamente angosciati e con il cuore spezzato per il loro triste compito.
Ma il giorno successivo tornò la triste vista, poiché l’arcobaleno non osava nascondersi davanti a migliaia di occhi curiosi, e giri e capriole fecero gli uccelli nel loro tentativo di sistemarlo di nuovo. Tutto senza risultato!
Allora alcuni piccoli folletti vennero e dissero quanto fosse meglio l’uso delle loro delicate dita per rimuovere i colori sbagliati da un arcobaleno rispetto ai goffi piedi di un vero uccello, e tutte le piccole creature decisero di rimettere insieme l’arcobaleno da sole.
Ora la storia narra che sei arcobaleni furono assemblati a pezzi la sera del secondo giorno della nostra storia, e Oliver, sempre a sedere sul suo palo del cancello, con grandi occhi tondi di meraviglia e gioia spalancati in viso, rivide il bellissimo spettacolo. Tuttavia, notò che uno dei colori strani non poteva essere scoperto. E, triste a dirsi, i gentili piccoli folletti si muovevano su e giù, dentro e fuori, per tutto quell’arcobaleno, ma non riuscivano sempre a capire con certezza se stessero andando dritti o su, per la confusione generale. Così non osarono fare di più fino al giorno di Midsummer, quando la Società degli Arcobaleni si sarebbe riunita sulla collina del sorbo per tenere la loro assemblea annuale; almeno, così dicevano tutti.
Il colore perduto era mai riapparso e qual era il suo nome? I folletti non ritenevano giusto abbandonare il mistero finché non ne avessero scoperto la soluzione. Solo, tra di loro, lo chiamarono Grigio e fecero del loro meglio per trovarlo.
Un’altra cosa deve essere ricordata, un tramonto tranquillo e sognante. Così Oliver non disturbò gli uccelli, che continuarono dritti, molto soddisfatti del loro compito irrisolto. Vi assicuro, divennero uccelli molto più saggi di quanto fossero prima.
Alla fine, la questione fu scoperta, il vero segreto di tutti gli strani eventi. In primo luogo, un bel crepuscolo ricco e montuoso era giunto nel blu da una direzione completamente opposta del mondo.
All’estremità dell’arco dell’arcobaleno, dove doveva trovarsi un piccolissimo accenno di viola, si sedeva il carissimo piccolo drago; poi una grande nuvola bianca ombrosa, con buchi tondi, si avvicinò per nascondere entrambi dagli occhi vigili delle sessantamila coppie di occhi nascosti dietro carta filtrante, finché tutti furono visti, tranne uno.
Tutti saltarono fuori.
“Grigio è perso! Grigio ha perso la strada!” gridò l’Arcobaleno.
“Dico! Come sai che Grigio è perso?” disse il Rosa.
“Non è mai venuto a unirsi a noi, ne sono sicuro.”
Poi il lilla disse: “Voi due dovete essere i più belli di tutti. Grigio sta cercando di colorarsi per unirsi al vostro cerchio incantato.”
“Sta entrando in una perfetta estasi! Perché, è immaginazione e fantasia; è un sogno luminoso e una gloria acida, anche se non so come.”
Così tutti cantarono ad alta voce, con un tono di voce lacrimoso, verso l’Arcobaleno, “Ora allontanati lentamente; ma non andare sotto montagne o su metalli, perché Grigio è sempre stato timido, e ora siamo in imbarazzo a fare a meno di lui così a lungo.”