La Piccola Stella

C’era una volta, in un regno magico non lontano dal nostro, una piccola stella di nome Sparkle. Ogni notte, quando il mondo si silenziava e i bambini si addormentavano nei loro sogni, Sparkle si svegliava nel vasto cielo stellato.

Eppure, mentre guardava intorno, si sentiva piuttosto piccola. La Luna, che tutti adoravano per la sua luce dolce, fluttuava vicino a lei, e là c’erano gli Orsi Grandi, sempre vanti della loro grandezza e forza. Non lontano si trovavano i pianeti piccoli, ognuno splendente meravigliosamente. “Come potrei mai brillare come loro?” pensò Sparkle, guardando in giù con tristezza verso la silenziosa Terra.

Tuttavia, un caro bambino, in quel momento, stava guardando in alto. Con grandi occhi pieni di meraviglia, scrutava attraverso il suo piccolo finestrino. Era un gioco che faceva ogni notte. Ogni volta che trovava una nuova stella, la felicità brillava nel suo cuore, e sentiva un sogno toccare il suo spirito.

“Ti vedo, piccolina, vicino all’Orso Grande,” disse la bambina, sorridendo. “Quanto è gioioso avere una nuova stella stasera!” E, come se volesse compiacere la bambina, Sparkle brillò dolcemente.

“Sì, ho brillato,” disse la piccola Sparkle a se stessa. “Eppure, loro non possono vedere quanto sia minuscolo il mio brillio. Ah, se solo fossi più grande, o anche delle stesse dimensioni della Terra, allora brillerei abbastanza perché tutti mi vedessero. Sicuramente, a quel punto, sarei di qualche utilità.”

E così, dicendo questo, si sedette a guardare in basso, molto triste in effetti.

Ma un raggio di luna gentile che passava le parlò: “Che dolce e bella luce ti manda quel piccolo bambino!”

“Oh, sì. Vedo quella luce,” disse Sparkle. “Ma devo essere grande come la Terra, affinché la mia luce possa raggiungerla. Altrimenti, come posso sperare di brillare abbastanza da raggiungere chiunque viva sotto?”

“Non hai bisogno di brillare in basso,” disse gentilmente il raggio di luna. “Ma non vedi quanto vicino puoi arrivare al bambino? Senti come il suo amore ti attira verso il basso, come le sue parole sognanti riempiono il tuo piccolo cuore. Proprio accanto a te vive qualcuno che ha bisogno del tuo respiro di luce e amore.”

In quel momento Sparkle vide un piccolo uccello, un uccellino appena imparato a volare, che sbirciava fuori dal suo nido nell’orto del bambino vicino alla finestra. Il povero piccolo si era avventurato troppo lontano nella notte; sua madre era tornata da tempo al nido. E lì c’era il piccolo, agitando le ali senza aiuto.

Ma mentre Sparkle guardava, improvvisamente la bambina mosse il dito verso la finestra, e una luce soffusa sembrò riversarsi tutt’intorno. Il piccolo uccello sbatté le palpebre e, come guidato da una mano invisibile, volò dritto verso la luce scintillante degli occhi gentili della bambina. Sempre più vicino arrivò, guardando in volto a lei fino a non avere più paura e si lasciò prendere al sicuro.

“Dolce piccola bambina, solo vederti soddisferebbe il mio cuore pieno di sogni,” pensò Sparkle mentre brillava.

E brillò di nuovo, questa volta inviando una flebile luce verso il bambino sotto di lei, che stava per addormentarsi con un sorriso sul suo bel viso.

“Anche io posso aiutare,” pensò la piccola Sparkle. “Presto il sole sorgerà e allora non mi vedranno. Ma forse domani sera il bambino guarderà di nuovo verso il mio posto. Brillerò per lei.”

E da quel momento, ogni notte, Sparkle riempì il suo posto nel cielo stellato. Ogni volta che un usignolo cantava la sua dolce canzone, o una stella dei desideri era molto necessaria, o un nuovo bambino cercava la sua piccola amica in alto, o aspettava nel timore del buio spaventoso—allora Sparkle brillava una luce soffusa verso il basso.

Sempre le sue semplici parole di conforto erano, “O guarda in alto nell’oscurità, caro, e non aver paura. Anche la più piccola stella ha il suo posto e la sua luce da donare a qualcuno lontano in basso.”

E in questa lezione si trova il morale: che anche la più piccola luce può penetrare attraverso le notti più buie, guidando e dando speranza a chi ne ha più bisogno.

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