Un pomeriggio, mentre passeggiava per la foresta, Benny l’Orso si imbatte in una piccola Formica marrone che portava un gran peso di mais.
“Ciao, zia,” gridò Benny. “Dove vai con quel pesante fardello?”
“Oh, oh! Sono così stanca,” gemette Annie la Formica. “Spero di poter raggiungere presto casa mia.”
“Ma dove stai andando?” chiamò di nuovo Benny.
“Se solo potessi fermarmi un momento,” sospirò Annie la Formica, “sarei felice di dirti. Ma sono così occupata adesso che non posso davvero fermarmi per riposare.”
“Lo vedo,” rise Benny l’Orso, “le tue gambe indaffarate ti portano più velocemente delle mie lente.” E si distese su un tronco muschioso e rimase così immobile, così immobile, che si addormentò profondamente, mentre Annie la Formica continuava a lavorare.
“Benny! Benny!” chiamò una vocina allegra la mattina dopo.
Aprì gli occhi e vide Annie la Formica davanti a lui.
“Cosa vuoi, zia?” sbadigliò.
“L’inverno sta arrivando. Non hai pensato alla tua casa?” esclamò, mentre si affrettava con il suo raccolto.
“L’inverno non arriverà mai da me,” disse Benny l’Orso, chiudendo gli occhi nel sonno. “Sarò proprio come sono ora fino alla fine dei miei giorni.”
Ma si sbagliava. I giorni diventavano più freddi. Le morsi della fame lo svegliarono una mattina, e si alzò per andare a cercare cibo. Con grande difficoltà trovò alcune bacche e si avviò zoppicando verso casa. Quanto desiderava del buon mais! Ma il mais ce l’aveva, sfortunatamente era ancora al sicuro nel granaio della sua vicina, zia Formica.
“Ah, ma è troppo tardi, troppo tardi!” ruggì.
Se solo si fosse preparato in tempo!
Coloro che non pensano in anticipo devono spesso andare a pancia vuota.