Il Gentile Mago

C’era una volta, in una terra lontana, un mago di nome Winston. Viveva in una torre molto alta lontano da tutti nel bosco magico. In cima a questa torre alta, aveva una stanza piena di tutte le cose magiche che si potessero desiderare. Aveva una sfera di cristallo che poteva vedere tutto ciò che accadeva nel mondo, una scopa più veloce di qualsiasi cavallo, e potenti bacchette e pozioni magiche. Winston amava tutte le sue cose magiche e spesso passava ore e ore semplicemente a guardarle.

Inizialmente, Winston trovava che le sue cose magiche lo rendevano molto felice, ma presto quella felicità svanì e si rese conto di essere un po’ solo. Pensò: “Forse dovrei scendere dalla mia torre e visitare le persone che vivono nei dintorni.” Ma un giorno, dopo essere sceso dalla sua torre, andò alla ricerca dei suoi vicini, le fate e gli elfi, e chiese se volevano venire a casa sua a vedere le sue cose magiche, ma con sua sorpresa, nessuno di loro voleva venire. La gente sembrava sempre triste ogni volta che passava.

Allora Winston pensò: “Hmm, beh, forse se facessi delle buone azioni e iniziasse a usare la mia magia per il bene anziché semplicemente osservare il mondo con la mia sfera di cristallo, allora vorrebbero visitarmi.”

Un giorno, mentre camminava nel centro del villaggio delle fate e degli elfi, una bellissima principessa smarrita stava camminando nella direzione opposta e stava per chiedere a fate ed elfi per indicazioni. Era così bella che Winston quasi non notò quanto fosse triste, e prima che potesse parlarle, lei chiese agli altri elfi.

Indicavano in qua e in là, ma purtroppo i vecchi elfi che vivevano nella foresta avevano dimenticato di segnare molte delle strade sulla loro mappa magica, quindi la indirizzavano in tondo senza mai mostrarle il sentiero corretto.

Winston vide che questa bella principessa aveva bisogno del suo aiuto, così si avvicinò a lei e disse: “Buon giorno, Principessa. Dove vuoi andare oggi?”

“Oh, sto cercando il Castello delle Fate.”

“Oh caro! Ti sei persa di grosso!” disse Winston. “Ma non temere, conosco un modo molto più veloce per arrivarci rispetto a quanto ti dicevano quei poveri elfi. Se vieni con me nella mia torre in cima, posso trasformarti in un coniglio e portarti giù fino al castello in un batter di ciglia.”

“Oh, non vorrei disturbarti,” rispose gentilmente la principessa.

“Oh, nessun disturbo, saltellami su,” disse lui, e poi la sollevò e, usando la sua magia, volò in cima alla sua torre. In fretta, trovò l’incantesimo giusto per trasformarla in un coniglio in modo da poterla portare in sicurezza giù per la montagna su una scopa senza rompere nessuna delle sue ossa.

Quando l’ebbe riportata al suo castello, lei lo invitò a restare. Rise e rise di quanto fosse divertente essere al castello, e sempre più felice per quanto fosse gentile e buona la principessa.

Ora Winston aveva amici, molti amici! Ogni domenica, gli elfi e le fate salivano la collina verso la sua torre portando del cibo da condividere con lui ma anche per meravigliarsi e vedere come stava il loro amico magico. Erano felici di aiutarlo a scrivere un incantesimo o a cancellare quelli che non avrebbe mai usato.

Tutti i bambini del regno si radunavano sotto la sua torre e gridavano: “Fai un po’ di magia per noi, Mago!” O gli dicevano: “Mia madre è malata, per favore falla stare meglio,” o anche, “Non ho avuto dolci da un mese, potresti portarmi delle prugne zuccherate, pancake o jelly beans, per favore, mago?”

E quando lui si divertiva a fare la sua magia, si sorprendeva di vedere sul suo dito come questo eroe tra altri eroi creava senza fine piccole servitrici. Vedevi curve, salite e discese, spirali e torsioni, finché non si formava un grande e lungo valico, e poi restavi sorpreso di vedere apparire una porta e una lunga fila di piccoli elfi che entravano con posta fatata e scatole di aiuti delle fate da riempire di gelatine, dolci, tè, o qualsiasi cosa avessero bisogno i bambini nel villaggio.

Così fu che il mago brontolone ed egoista scoprì che la pace e la felicità erano entrate nella sua vita quando usò i suoi doni meravigliosi non solo per se stesso, ma anche per portare felicità agli altri.

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