Nel cuore della foresta incantata vivevano creature meravigliose che sussurravano del cielo notturno e condividevano storie di sogni. Sotto il vecchio albero di quercia, Oliver il Gufo, con i suoi occhi saggi, ascoltava i racconti dei più giovani mentre aggiungeva la sua saggezza alla tradizione notturna.
Una fatidica sera, un brivido attraversò gli animali mentre un’ombra minacciosa si profilava sopra di loro. Un gigante, avido e ghiotto, aveva sentito parlare dei tesori della foresta e voleva reclamarli tutti per sé. La dolce musica della natura si trasformò in sussurri spaventati e la disperazione offuscò il chiarore della luna.
“Oh, cari amici,” hootò Oliver, “non dobbiamo tremare per la paura. Raduniamoci per discutere un piano. Non possiamo permettere a questo gigante di rivendicare ciò che non gli appartiene!”
Gli animali, sebbene spaventati, guardavano il loro saggio leader. I conigli twitchavano il muso, i cervi annuivano, e persino i tassi, ruvidi e testardi, ascoltavano attentamente. Sapevano tutti l’importanza di proteggere la loro casa, anche se sembrava impossibile.
Oliver parlò: “Questo gigante pensa solo a sé stesso. La sua avidità lo ha accecato dalla ricchezza dell’unità. Useremo questo a nostro favore.”
“Ma Oliver,” squittì un piccolo topo, tremando, “come possiamo noi, così tanti nel cuore ma così pochi nella forza, opporci a una creatura così grande? E se ci calpesta?”
Con un gentil hoot, Oliver rispose, “Insieme, uniti, siamo più forti di quanto appariamo. Gli mostreremo il potere di lavorare per uno scopo più grande.”
Seguendo il piano di Oliver, ogni creatura si avventurò negli angoli della foresta per raccogliere foglie dorate, gocce di rugiada scintillanti e pietre vivaci. Era uno spettacolo straordinario, tutte le creature a lavorare alla luce della luna, instancabili nel loro intento di ingannare il gigante. All’alba, avevano costruito un magnifico tesoro—uno che rispecchiava il cuore stesso della foresta, brulicante di vita e amore.
Al primo sguardo nella foresta, la bocca del gigante si riempì di bava mentre si strofinava le mani, desideroso di reclamarla tutta. “Mani lontane!” tuonò Oliver, che si era posato sull’albero più alto. “Questa foresta appartiene a coloro che vivono in armonia nel suo abbraccio!”
Confuso, il gigante si avvicinò. “Qual è questo inganno? Dove sono tutto l’oro e l’argento?”
“Quelli brillano soltanto,” rispose Oliver, “e possono essere visti solo con occhi ardenti.”
E proprio come Oliver aveva sussurrato, l’avidità del gigante lo rese cieco alle meraviglie e alla bellezza che avevano davanti. Ogni forma in movimento era una creatura che teneva una lacrima luminosa di luce di luna o la scintilla dell’alba.
Ogni foglia rappresentava una storia di gioia. Ogni goccia di rugiada era un ricordo condiviso.
Infine, la rabbia mescolata a stupidità riempì la voce del gigante. “Mostratemi i vostri tesori o affrontate la mia furia!”
In un momento di impulsività, gli animali reclamarono il loro coraggio e gettarono i loro tesori raccolti. Gli occhi degli animali brillavano, scintillando con ogni colore della luce del giorno, formando fasci di luce che confondevano la vista del gigante. Egli cadde all’indietro in preda al terrore, ritirandosi dal potere della loro luce, mai più da tornare.
Quando la luce tornò nella foresta, gli animali gioirono. Le foglie dorate tornarono sugli alberi, la rugiada sui fili d’erba, e tutti i sorrisi di sollievo riscaldarono l’aria. Oliver, orgoglioso e saggio, ricordò loro: “Non dimenticate mai, insieme siamo più potenti di chiunque da solo.”
Fino ad oggi, la Foresta delle Meraviglie prospera, con storie del saggio vecchio gufo spesso condivise, instillando così l’importanza della comunità, della saggezza e del coraggio in tutti i suoi abitanti, giovani e meno giovani.