Gli Amici Volanti: Una Favola di Cooperazione e Lavoro di Squadra

Nella luce brillante di una mattina soleggiata, quando tutto il mondo intorno era luminoso e pacifico, in alto sopra le pianure un’aquila stava volteggiando e abbassandosi nell’aria. Era Charlie, l’Aquila Carismatica. Tutti gli amici di Charlie lo stavano osservando e ammirando il suo modo maestrale di volare. Sì, Charlie era il miglior volatore tra loro; ma aveva un grande desiderio di far volare i suoi amici, un gallo, un’anatra e un tacchino, verso le ampie distese del cielo, in alto sopra i venti impetuosi e le maree tempestose.

Così Charlie disse al Gallo, all’Anatra e al Tacchino, che si trovavano ai piedi di una torre di nuvole:

“Dovreste imparare a volare un po’ meglio. In questo modo potremmo volare tutti insieme e voi potreste vedere alcune delle meravigliose e belle cose che vedo.”

“Ma noi non possiamo volare affatto,” dissero gli altri in coro.

“Perché, sì che potete,” disse Charlie. “Potete tutti volare un po’. Provate semplicemente a rizzare le piume e a saltare il più forte possibile. Scoprirete che vi solleverete un poco da terra. Il problema è che non sapete come farlo correttamente.”

Così gli amici iniziarono a rizzare le loro piume e a saltare il più in alto possibile. Che saltassero dall’alto o dal basso o venissero dal lato, ciascuno spingeva l’altro a prestare attenzione a rizzare le proprie piume e a saltare in alto.

Charlie si posò su un lato della torre di nuvole e osservò i suoi amici mentre saltellavano, piegando i collo e gonfiando le piume. Presto Charlie scoprì che stava mettendo tutti di cattivo umore, il Gallo tirando la coda dell’Anatra con salti lunghi esattamente sopra la sua testa, e il Tacchino caricando ora uno e poi l’altro, mentre dichiarava che potevano provare se “volare sopra era diverso da volare sotto.”

Ma con tutto il loro allenamento scoprirono che non riuscivano affatto a volare. Così presero fiato per vedere cosa potessero fare. Ben presto si resero conto che nulla si poteva fare da soli, perché ciascuno saltava via e, mentre praticava, saltava un po’ più in alto di chi lo guardava separatamente. Ma quando tutti saltavano insieme, uno sopra l’altro, i vicini a quello in mezzo non riuscivano a sollevarsi calpestando le loro dita dei piedi.

Ma poi venne loro in mente di gridare insieme: “Uno, due, tre,” e saltare tutti insieme. In questo modo, l’uccello sulla schiena nella fila più bassa non premeva affatto le dita dei piedi di quello sopra di lui, ma con le ali aperte ogni uno sopra di lui poteva allargare le proprie ali.

Vi piacerebbe sapere il risultato? Saltando da uno a tre, Charlie portò alcuni sopra di quanto potesse, sollevandoli. Fecero il primo salto piegandosi e sollevandosi sopra e gli altri premendosi sotto, e l’ultimo saltò semplicemente, come sembrava, in altre parole, doveva solo raggiungere in alto, rizzare correttamente le sue piume e sedersi sulle spalle di quello sopra di lui.

Quindi credo che la morale sia, quando tutti noi, sia alti che bassi, ci impegniamo a sollevare l’uno l’altro, non importa quanto uno possa trovarsi in basso, se solo praticassero ad aiutarsi a vicenda, presto si ritroverebbero, in alto sopra l’orizzonte, con le ali distese verso la brezza, nel loro volo più difficile.

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