Un bel pomeriggio, una Volpe passeggiava nei boschi per vedere cosa poteva trovare per cena. All’improvviso, si fermò e annusò l’aria. “Ah!” disse, “quel profumo significa Pernice.”
La Volpe seguì il suo naso verso un folto rovo. Si tuffò tra i rami e presto riemerse con una bella e grassa Pernice in bocca. A metà strada verso casa incontrò il suo amico l’Oca.
“Cosa hai lì?” esclamò l’Oca.
“Cosa hai lì?” esclamò l’Oca. Ma la Volpe finse di non sentire. La sua bocca era piena e voleva finire il suo pasto prima di parlarne.
A questo punto, l’Oca marciò con lunghi passi accanto alla Volpe fino a che non giunsero all’orlo di un profondo ruscello. Lì l’Oca si fermò e disse: “C’è qualcosa che non va nella tua storia, Maestro Volpe. Come potresti attraversare un profondo ruscello come questo con una Pernice in bocca?”
“Ah!” disse la Volpe, dopo aver lanciato la Pernice dall’altra parte, “ho dimenticato di avere questo con me.”
“Quello è VERO, a ogni modo,” disse l’Oca.
Appena la Volpe attraversò il ruscello e guardò in giro per il suo pasto, passò un Corvo e disse: “Spero che tu abbia qualcosa per me. Posso sentirne l’odore da lontano.”
La Volpe era affamata e voleva mangiare la sua Pernice in pace. Così si tolse solo il cappello e si inchinò alla signora, ma lei lo seguì dicendo: “Non puoi negare che stai nascondendo qualcosa nel tuo pelo; fammi vedere, per favore.”
“Ne sono molto sicuro,” rispose la Volpe, “che tu, Signora Corvo, per quanto riguardo i riccioli del tuo vestito, debba essere una mia vecchia amica, poiché sai come riconoscere i miei amici. Questo ti piacerà; ho appena ricevuto un piccolo pacco da un mio vecchio compagno di scuola che, senza dubbio, ti stupirà.”
“Davvero! Che cos’è?” chiese il Corvo.
“Un unguento per gli occhi infiammati, mia cara amica, di cui sento dire che toglie tutti i diavoli blu dagli occhi di una persona,” fu la risposta.
Su questo il Corvo si ritirò, ma dopo un minuto o due tornò saltellando e chiese: “È vero quello che mi hai appena detto riguardo all’unguento per gli occhi infiammati?”
“ANCH’IO sto cercando di curare un problema ai miei occhi,” disse la Volpe, “e quindi ci ho creduto. Ma perché sei tornata? Non hai mandato tuo figlio a scuola con questi messaggi?”
“Non farlo sapere,” disse il Corvo, “e tappagli le orecchie finché non me ne sono andata.”
La Volpe le disse che era ormai troppo tardi, un gufo gli aveva già sussurrato qualcosa, e la notizia migliore avrebbe solo peggiorato la situazione per sua madre. Ma mentre la Volpe e l’Oca si separarono, la Volpe raccontò all’Oca tutto ciò che era accaduto e gli diede i Pacchi per gli Occhi Infuocati senza alcun costo.
Non passò molto tempo prima che la Volpe, dopo aver fatto una deviazione, ricominciasse a seguire la strada, ma quella brillante lezione risuonava nelle sue orecchie: “Colui che è avvertito del pericolo deve prestare attenzione.” La sua mente interiore ricordò versi che aveva letto su “Diligenza che porta ricchezze,” e “Non avrà paura delle cattive notizie colui che ha un cuore saggio.” Ma la Volpe li ripeté così ad alta voce che il Corvo lo sentì e aggiunse–
“Le esortazioni, Buon Signor Volpe, Non devono essere scacciate con beffe in un crocifisso beffardo.”
Ora seguiva il sentiero con tale cautela che non incontrò ulteriori incertezze; ma appariva tutto di aiuto, e un immenso ostacolo. Era completamente sicuro e possibile per lui all’improvviso vedere una morte ben meritata da un cancello che si apriva per intrappolarlo. Ma Maestro Francesco si preoccupò molto di evitare piuttosto di preservarsi dal rischio, affinché la sua mente non scivolasse su tutte le necessarie precauzioni.
Ed è vero: “Colui che è avvertito del pericolo deve prestare attenzione.”