Nella luce rosata del mattino, mentre la rugiada brillava come diamanti sull’erba, ronzava una piccola ape di nome Bea. Volava gioiosamente da fiore a fiore in un bel giardino, producendo un basso ronzio mentre lo faceva.
“Buongiorno!” disse un delizioso Fiore bianco con stami gialli nel suo cuore.
“Buongiorno!” ronzò Bea l’Ape, fermandosi a succhiare il miele dal fiore.
Se ascolti molto silenziosamente, potresti sentire il dolce ronron dei gattini, e così tutti gli animali della categoria felina emettono un suono dolce quando sono contenti.
La voce di Bea era come questo ronron quando le persone sono contente. Ma era così occupata nel giardino da non guardare in alto. Vedeva tanti fiori di ogni colore, rosso, bianco e blu, e di ogni forma, piccoli e piatti come i piattini, e altri a forma di campana, che Bea non faceva altro che ronzare e raccontare le novità a tutti i fiori.
“Nessuno potrebbe avere un nome meglio di ‘Chiamami alle dieci’,” e Mae le disse che era un fiore che apriva i suoi petali alle dieci di ogni mattina e li chiudeva alle quattro del pomeriggio. “E c’è di più,” aggiunse Bea, “non ama essere tenuto in attesa nemmeno per un minuto! Ma a me non piace mai affrettare il mio lavoro. Volando in tempo, quando è pronto, succhio il miele come ricompensa.”
“Sentite quel che dice?” ansimavano tutti i fiori bianchi, poiché questo era esattamente ciò che consideravano maleducazione.
I fiori rossi arrossirono come tanti dei loro colori; ma quelli viola erano troppo pigri per pensarci sopra.
“Credo,” disse uno di quest’ultima varietà, “che ci siano così tanti di questi fiori bianchi che Bea si muove come una montagna quando si posa su di essi, poiché i piccoli occhi neri sono nel mezzo della bacca rossa e la scuotono.”
“Allora la circonderemo,” dissero le more, “e cominceremo, Madame Madre, quando lei dirà a Bea di non toccare questi fiori.”
La circondarono davvero, e così Bea arrossì non appena il rossore svanì dalla bacca.
“Fai attenzione! fai attenzione! Sei troppo vicina,” ma questo fu detto solo per divertimento. Povera Bea! Aveva una piccola spina nel piede e zoppicava sui fiori, urlando, è vero, ma con tutto quel ronzio e frusciare, trovava impossibile farlo. “Così dicono,” risposero le more, che avevano grandi piume trasparenti. “Sto solo prendendo in giro,” disse un merlo sopra la sua testa, “non sarebbe gentile, mamma bezoar, sussurrai. Griderei se solo toccassi la tua spina.”
Ora le more sono rovi e ogni volta che sento l’altro rovo, tu “fingi di curvarlo.”
“Perbacco!” esclamò il Signor Scarabeo, che aveva deciso di dormire fino a metà estate, anche se ora questa ape è triste.”
“Vola sempre,” le disse, “il ricco è pronto. Ma prima zotica su un fiore; il suo miele di rugiada tre volte se congelato diventerà acqua.”
“Chi è venuto sotto il cancello da quando il Dente di leone era qui?”
Tutti i fiori riconobbero la sua voce bassa.
“Il primo essere sotto il tiglio fiorito che cresce alto,” disse Mae mentre uno scarabeo rotolava via, anche se solo leggermente.
Una farfalla saltellò sull’erba-underline.
“Allora è uno dei Beau-fauvers; coccolato come il miele se il miele fosse molto abbondante o altrimenti sega i fiori più distanti, per sedervisi sopra, senza di lui.”