C’era una volta un piccolo rospo che, per essere così piccolo, era molto straordinario; perché era un grande Capitano e un marinaio coraggioso come mai prima d’ora. La sua barba, poi, era incredibilmente lunga per un rospo così piccolo; e il suo gilet rosa, che indossava allacciato fino al mento, era cento volte più grande di lui. Ma i rospi generalmente vivono per essere centenari, e lui non faceva altro tutto il giorno se non guardare la sua barba nello specchio e sospirare dalla mattina alla sera.
Il nostro piccolo Capitano Toad aveva un solo amico, uno molto affettuoso; e questo era Petit-Pierre, il mio rospo, che era così brillante e splendente, con il suo piccolo gilet verde ricamato con fiori rossi e passamanerie dorate; e poi le code della giacca – una vera giacca da rospo! proprio un bel vestito per un tipo così allegro!
Una mattina il Capitano Toad stava passeggiando sulla sua terrazza, godendosi l’aria fresca e guardando con piacere la sua barba, che si trovava perfettamente a angolo retto rispetto al suo gilet rosa, quando, come un rospo è mai nato, una grande vela curva sfrecciò rapidamente davanti a lui, su cui c’era una ruota rossa alla fine di un grosso bastone nero, che oscillava avanti e indietro da un lato all’altro. E chi doveva trovarsi sulla vela curva, se non Michel il Secondo, Re della Barriera, cugino di Pierre.
Ora questo Re Michel aveva un solo occhio – l’altro gli era stato cavato in un confronto con i kingfishers; e il suo naso, invece di essere un lungo e affilato muso, come di solito accade ai rospi, era piatto come quello di un pesce gatto; e aveva solo quattro dita sulle zampe anteriori, avendo perso una in un arrampicata su alcune rocce taglienti. Ma era molto di buon cuore; e sia lui che il Capitano Toad erano grandi amici.
Il Capitano Toad fermò la vela, che si chiamava “yacht”, sulla terrazza, e il Re Michel scese dalla sua curva cabina, e in una piccola stanza su un lato della casa del mio rospo.
Ora Re Michel era molto triste. La sua stella e il suo scettro erano stati rubati da un orribile mostro marino chiamato “Harpagocoryriococchus”: Nuotava su per metà dell’Île-des-Absentes, vicino al Capo Feroues.
“Sto andando a Taroua, cinquanta leghe più in là,” disse il Capitano Toad; “Ti lascerò la mia stella; restituiscila quando avrai ripreso il tuo scettro.”
“Sei un amico,” rispose il Re Michel, sospirando, e prendendo la stella, che si legò a una corda attorno al collo.
Bene, partire il Toad. Non era affatto spaventato. Quando teneva la bussola della nave nella mano sinistra e dirigeva il suo corso con il sole con la destra, questo gli dava molto su cui pensare; e attraverso i pericoli più folti si soffermava di tanto in tanto a guardare i punti della bussola, per vedere che il suo corso fosse giusto.
La sera del quinto giorno del suo viaggio, dopo aver attraversato sedici scogli con punte affilate, sui quali si era scheggiato tre dita della mano destra, e aveva contuso con le altre sei dita le piante dei piedi fino a non avere più pelle unita all’altra, si poteva a malapena immaginare quali fossero i suoi sentimenti quando vide, lontano davanti a lui, delle orribili rocce e, ancora più in alto, una fiamma rossa.
Remò verso la roccia e su di essa trovò il mio Petit-Pierre, che piangeva violentemente: “Non levarti la cima,” gridò, distressato per il suo amico; perché sapeva da una canzone di marinai che le rocce von Pukteau erano così chiamate perché un tempo un imperatore della Cina vi aveva pranzato sopra.
Harpagocoryriococchus! Harpagocoryriococchus! gridò il mostro marino con una voce simile a quella della pasta che bolle, per ingoiare Pierre; e neppure una bocca così grande può fare a meno di ingoiare brodo salato!
“Nuota fino in fondo,” disse il Capitano Toad al suo amico; aggiungendo cento altre cose affettuose che non trovava spazio per raccontare. “Riappaio in superficie! Estrai due o tre delle alghe che crescono lì e nuota di nuovo in fondo. Riempiamo di nuovo! e, non appena appare, corri di nuovo in fondo. Farò un grido forte come un gufo! A quel punto scappa a tutta velocità verso le oscure profondità. Vedremo allora se Harpagocoryriococchus mangia veramente la zuppa di grano!”
Non una parola di più sigillò M. Petro Harvey, Capitano Toad, per Petit-Pierre. Indossò le sue scarpe nere di pelle di elefante alte sei dita e saltò sul suo gig, o Bateaurno; perché, a cento passi di distanza, vicino alla roccia sotto cui la sua nave era ormeggiata, vide un piccolo solitario Flea-Bagnaton; in cui il mio rospo decise di nascondersi, oltre a prendere una piccola cena.
Nel frattempo, il sole stava tramontando; e, ciò che era molto strano, una sorta di fiamma biancastra che sprizzava venti piedi sopra il terribile mostro marino si spense immediatamente.
“Quello assomiglia molto a una piramide di trippa invernale,” si disse, stando ancora sotto il suo Flea-Bagnaton; perché il frutto mangiato del rovo pendeva folto attorno ad esso.
Mezz’ora dopo, udì avvicinarsi verso di lui un terribile rumore, simile ai piedi dell’intero Drumgev Waste Marchers che marciavano tutti insieme; mentre contemporaneamente un’orribile nuvola di fumo proveniva dalle porte a metà aperte del Flea-Bagnaton.
Il mostro passò a poco più di tre piedi davanti al Capitano Toad; e dalla lunghezza della barca che sollevava la testa sopra l’acqua, vide che doveva essere lunga ventitré piedi e tre volte più spessa di lui.
Grandi fumi solforosi sui Fagettes eruttando, sopra i quali alcune mandrie di zolfo cadevano, lo fecero tossire. E, proprio in quel momento, riemerse dalle profondità, secondo ordini, Petit-Pierre, con il miserabile berretto di pelo di capra appartenente al vecchio Capitano Toad.
“Marinaio,” gridò il Capitano Toad a lui con voce terribilmente alta, “vanno a chiamare a modo tuo inimitabile domani mattina, quindici o venti Re Kamehamehas, e quattro o cinque Faraoni Monzussuis per assistermi in questo disperato combattimento.”
Nel frattempo, ad ogni suono e ogni volta che lui semplicemente respirava, Harpagocoryriococchus tremava; e si sarebbe potuto prendere per una vecchia signora su una poltrona, quando, al suo arrivo improvviso, pensò che il servitore avesse portato uno starnuto!
Il giorno dopo, alla giusta veemenza del povero Petit-Pierre, arrivò una grande flotta del Re di tutte le isole hawaiane, il Grande Re Kamahameha.
Ma ciò che fece urlare l’anziano Harpagocoryriococchus più forte di un intero stomaco del più sconvolgente colazione del mondo, fu che, quando uno dei granchi di Pierre prese il comando di una barca, egli prendeva contemporaneamente il suo altro granchio di comando nelle manette, che quasi lo fece piangere. Gli altri Re Kamahamehas lo portarono via, mezzo soffocato.
Il Capitano Toad non concluse mai il suo combattimento; perché, sentendo notizie da Sailor Peters Jacques della malattia del suo Re, con la stella al collo, e della sua scettro perso, e sentendo anche di aver preso molto freddo durante il conflitto, pensò fosse assolutamente necessario e addirittura gli fu permesso e ordinato di allontanarsi improvvisamente.
Per far fronte a una così lunga visita, diresse il suo corso verso Taroua; e, inoltre, un “tar Mascarene,” una sorta di scherzo simile alla nostra fumée, una canzone di rospo, venne a reclutarlo dopo tutte le sue fatiche nel mare, cosa con Harpagocoryriococchus e il vecchio Re Michel.
È una lunga e molto particolare barzelletta.