C’era una volta in una luminosa mattina estiva, io, Benny l’Ape, uscì dalla mia accogliente stanza nell’antico albero dove vivo e volai nel giardino soleggiato. Avevo notato la sera prima che i fiori rossi e bianchi nel giardino di Miss Mabel brillavano di rugiada; quindi sapevo che avrebbero avuto un sacco di buon polline per me quella mattina.
Non appena arrivai a un grande fiore rosso, iniziai a infilarvi la testa, muovendo la mia lingua dentro e fuori per quanto più potessi. Adesso mi fa ridere pensarci. Dopo un minuto o due, Loudon l’Ape arrivò ronzando dall’altro lato del fiore e cominciò a fare esattamente la stessa cosa.
“Buongiorno,” dissi, annuendo il capo per quanto riuscissi con il polline.
“Buongiorno a te,” rispose. “Non profuma e non ha un sapore delizioso?”
“Oh! mi fa sentire così bene,” dissi. “Ne mangerò tanto, e porterò a casa tutto quello che posso per immagazzinarlo nell’alveare.”
“Ho una fretta terribile, ma riempirò prima le mie tasche e poi volerò dritto a casa,” disse Loudon. E così entrambe tornammo a lavorare.
Ora, la cosa curiosa era che nessuno di noi sembrava arrivare mai in fondo al fiore, un polline dopo l’altro continuava a cadere, e le nostre tasche erano così piene che eravamo pronti a volare via, nonostante la scorta desiderata che continuava a cadere.
“Adesso prendo un bel cucchiaio, e poi me ne vado,” disse Loudon, tuffandosi nel fiore. In quel momento vidi un barattolo di miele sul terreno sotto il fiore, dove Miss Mabel aveva versato del miele un giorno, e le formiche avevano portato via tutto quello che potevano mangiare. Così pensai di vedere se c’era un po’ di miele rimasto per me.
In quel momento sentii un piccolo tap-tap, e guardando su vidi Honeyman l’Ape appena arrivato, che spingeva il suo naso nel fiore dal lato opposto rispetto a Loudon e a me.
“Salve! c’è ancora qualcuno qui,” disse, e ridendo a modo suo aggiunse, “Se qualcuno che ha fretta non pensa di andare, prenderò il suo posto.”
“Ma io voglio andare,” disse Loudon, molto arrabbiato.
“Allora faresti meglio ad andare subito,” disse Honeyman, con una risatina maliziosa; e tuffò la testa nel fiore.
“Pensavo dicessi che stavi andando,” rispose Loudon arrabbiato.
“Sei proprio sicuro di avere sentito dirmi così?” rispose Honeyman; e non prestò ulteriore attenzione a Loudon, ma allegramente si mangiò il polline che giaceva nel fiore come polvere per shampoo. Alla fine arrivò all’interno dei petali, mise la lingua sotto una piccola piega e tirò fuori un enorme sacco di miele. Poi, sentendo nelle sue tasche, esclamò deliziato:
“Accidenti, quanto polline ho raccolto, e ancora di più sta uscendo dal fondo del fiore. Non ci metterò un attimo adesso.” Poi si tuffò giù e si muoveva e rovistava con la lingua.
“Sei un’ape golosa,” disse Loudon.
“Oh, affatto; ci vuole del tempo per estrarre bene il miele,” rispose Honeyman. “Aspetta che abbia mangiato questo, e poi mi riempirò e potremo andare insieme.”
“Sì, se mai lo farai; sei rimasto inozioso per tutta la mattina da quando sono arrivato,” disse Loudon, ronzando arrabbiato.
“Mi dispiace tanto,” disse Honeyman ridendo; e dopo aver dato un’ultima leccata, ritirò la lingua. Ma questo ebbe l’effetto di districare così tanto le sue zampe e le sue ali dal fango in fondo al fiore, che si lanciò nell’aria con un ronzio rinnovato, proprio come Loudon aveva fatto un momento prima.
“Mi hai sconvolto terribilmente,” gridò Loudon. “Ora sono tutto mescolato in polline e polline. Non serve a niente lamentarsi,” disse Honeyman, “dovresti volare dritto la prossima volta.”
Honeyman ora volò via, e con un cuore piuttosto colpevole mi avviai verso un fiore dall’altro lato della casa delle api, in modo da lasciare Loudon a rovistare nelle sue tasche in pace.
Le altre api avevano riempito i loro sacchetti di olio e miele proprio come avevo fatto io, e si stavano preparando ad uscire, quando sorse un ronzio arrabbiato alla porta, e sentii Honeyman dire:
“Non verrò con voi; è stata tutta colpa vostra. Se avessi raccolto un po’ meno polline all’inizio, e avessi prestato attenzione, non sarei stato sconvolto come sono stato e così non sarei andato a sbattere contro di voi.”
“Oh! è facile parlare,” rispose Loudon, arrabbiato.
“Ma molto più difficile da fare,” aggiunse Honeyman, prendendola in giro. E dopo essersi spintonati e aver barcollato, entrambi uscirono sguaiatamente. Appena furono fuori, però, sembrarono calmarsi, e la prima cosa che sentii dire fu:
“Dico che dovremmo parlarne ora che è tutto passato.”
“Oh! naturalmente è un incidente tutto sommato naturale,” rispose l’altro dolcemente, e così volarono via fianco a fianco, amichevolmente come potevano.
Dopo colazione, Miss Mabel portò via il mio barattolo di miele in casa, e Snozzle lo Scoiattolo, tutto curioso, salì sull’albero accanto a me per chiedermi tutti i particolari della lite e come Loudon e Honeyman l’hanno risolta.
La prima cosa che dissi fu che non era stato detto nulla riguardo ai litigi che erano naturali come tutti gli incidenti che ci capitano nella vita, ma che avrei pensato che lo fossero.
“Questo è il modo di risolvere le cose tra noi animali,” aggiunsi. “Gli amici hanno delle dispute, ne parlano di nuovo e trovano riconciliazione. Rende il miele molto più dolce!”