C’era una volta, in una tranquilla notte illuminata dalla luna, Polly il Gufo sedeva sul suo ramo preferito e guardava il cielo. La luna brillava luminosa e migliaia di stelle brillavano in lontananza. Polly pensò tra sé e sé: “Che notte meravigliosa! Vorrei che tutti i miei amici potessero vedere queste belle stelle.” Così volò via per visitare i suoi amici del bosco.
“Queenie e Reenie, uscite subito! Dovete venire a vedere le stelle!” chiamò. Ma Queenie e Reenie erano troppo occupate a giocare con i loro giocattoli e non la sentirono.
“Timothy,” disse Polly al piccolo coniglio, che viveva in un buco buio vicino al ruscello, “Timothy, esci! Voglio che tu veda le stelle.” Ma Timothy aveva paura di uscire al buio, quindi non rispose.
Le piccole scoiattoli vivevano in alto sugli alberi e Polly volò e volò, ma non riuscì a trovarle, perché erano a una festa. Poi Polly pensò a un piccolo uccello che viveva in cima a un albero di Natale, così volò lì.
“Cocky,” disse, “devi venire subito a vedere le stelle!” Ma Cocky si ricordò di essere stato sveglio una notte quando non era Natale, e aveva paura che fosse lo stesso momento di nuovo.
Polly si sentiva molto sola seduta sul suo ramo. Tutti dormivano o erano troppo occupati per venire a vedere le belle stelle. All’improvviso sentì una vocina piccola piangere, “Aiuto, aiuto!” Polly guardò intorno allarmata.
“Chi sta chiamando?” chiese.
“Qui sotto, sotto la vite,” disse la vocina. Così Polly volò giù rapidamente. Era un piccolo topo.
“Non riesco a trovare la strada di casa,” squittì il topo. “È così buio e ho paura. Mi porterai al mio nido?”
Così Polly lo portò sulla schiena attraverso il buio del bosco. Era un lavoro difficile trovare la minuscola entrata della casa del topo sotto il grande albero, ma alla fine Polly la trovò.
“Come posso ringraziarti?” disse il piccolo topo. “Oh cielo, che molte belle stelle! Non sapevo avessi una collezione di stelle, Polly! Please, dammene una come ringraziamento.”
Così Polly scelse la stella più grande che potesse vedere e la ripose nel nido del suo piccolo amico, e poi volò via, continuando a guardare il cielo.
“Che strano,” pensò. “Stanno tutte strizzando l’occhio. Mi chiedo se stiano giocando a nascondino.”
Proprio in quel momento Queenie e Reenie uscirono di corsa, e apparvero anche i piccoli conigli. “Vieni dentro,” squittì Timothy. “È così buio,” disse, “e dove possiamo trovare luce? La luna non è abbastanza luminosa, e le stelle non rimangono mai da nessuna parte.”
“Oh, ma possono rimanere se vogliono,” disse Polly. “Non puoi vederle di giorno perché il sole è alto. Non puoi vedere tutte le stelle nemmeno di notte perché giocano e vanno dietro alla grande luna a volte. Se vuoi vederle bene, vieni a posarti sul mio albero. Ho sempre una luna qui sopra.”
Così i piccoli conigli portarono Timothy, e Queenie e Reenie salirono sull’albero con Polly. “Oh!” squittì Timothy. “Che belle e luminose sono! Quante, quante, quante stelle devi avere!”
“Seicento dieci,” disse Polly.
“E come hai fatto a collezionarne così tante?” chiese Queenie.
“Otto anni fa,” rispose Polly, “le appesi tutte sul mio albero quando ero un cucciolo di gufo, e non ho mai dimenticato di sostituire quelle che sono andate dietro alla luna.”
E da quella notte Polly ebbe tanti e tanti amici, che come lei vedevano la bellezza delle stelle e non si curavano di un po’ di oscurità.