C’era una volta, in una notte stellata, un piccolo ragazzo di nome Oliver, che, con tanto coraggio, scalò una ripida collina invece di restare nell’ombra dei vecchi alberi nodosi. Da settimane desiderava sedersi sotto le stelle e meravigliarsi dei suoi sogni, e ora, con grande gioia, si trovava lì con i suoi capelli dorati e brillanti di polvere di stelle, morbidi sulle spalle.
Ma Oliver, pensando a tutte le stelle nel cielo, dovette sedersi con un thwump!. Non sapeva da dove iniziare a desiderare, e presto si sentì scoraggiato. Infondo, dove credete che vadano i sogni quando la notte si trasforma in giorno?
Mentre Oliver rifletteva su questo, seduto e pensieroso lontano da qualunque tetto o camino, un gufo venne e si posò accanto a lui.
“Hoo! Hoo! Che sciocchezza!” hootò il gufo a Oliver. “Devi essere un bambino se pensi che desiderare possa rispondere al sogno del tuo cuore. Desiderare non è altro che follia, sai—una cosa così piccola non può cambiare minimamente nulla. Non hai mai sentito le stelle cantare di notte?”
“Non riesco a sentire nulla, saggio Signor Gufo,” disse Oliver. “Cosa mi canterebbero? E nemmeno se lo desiderassi con tutto il cuore?” pensò Oliver con tristezza.
“Ascolta! Ascolta!” chiamò il gufo, in modo molto solenne, “per tale è il canto delle stelle:
Anche se un sogno sembra lontano,
Fai un passo e fidati della giornata.
Salta verso le stelle e prendi il volo,
Le vecchie preoccupazioni svaniscono nel diletto.
E con un battito delle sue grandi ali marroni, il gufo saltò in aria e volò via.
Oliver diventò coraggioso e più felice. Forse i suoi sogni si sarebbero aperti come un fiore, cresciuti mentre saltava, e toccato le stelle. Si alzò in piedi con audacia.
“Lo farò,” disse. “Salterò verso le stelle.” E lo fece. Sentiva, mentre scendeva di nuovo lungo la collina verso i sentieri degli uomini, di poter toccare le stelle.
Passarono molte mattine, ma ancora le stelle cantavano e applaudivano Oliver con grande gioia. Ma il mondo era così occupato e lo fissava così tanto negli occhi che il ragazzo si dimenticò.
Ah, le persone adulte non sono mai state bambini. Questa è una grande sfortuna.