Un pomeriggio di sole, nel mezzo di un prato assolato, una piccola coccinella era seduta su un vecchio ceppo di albero. Era una creatura adorabile, con un dorso rotondo e convesso di un rosso brillante punteggiato di nero e bellissime ali sottili. Ma ahimè! Non era felice.
“Oh cielo! Oh cielo!” sospirava la piccola coccinella. “Vorrei poter fare qualcosa; vorrei poter fare qualcosa! Qui mi siedo giorno dopo giorno a guardare le grandi, belle nuvole che navigano alte sopra di me. Voglio volare in quel vasto cielo assolato. Voglio librarmi sopra il prato assolato, tuffarmi nei piccoli valloni verdi dove crescono i fiori e planare lungo le rive dei piccoli ruscelli tortuosi. Oh cielo! Oh cielo! Andiamo a parlarne con il Vecchio Signor Tartaruga!”
Ora, il Vecchio Signor Tartaruga era molto saggio. Quando sentì la storia della coccinella, disse: “Puoi scoprire tutto ciò che desideri sapere. Puoi volare tanto in alto quanto le nuvole se ci provi davvero. Ma non devi avere paura, non devi avere paura.”
“Oh, ma io sono così piccola!” esclamò Lila la coccinella. “Come posso farcela? Sono così piccola, così piccola, così piccola!” e si mise a piangere.
Allora alcune ragazze che passavano si avvicinarono al posto dove si trovava. Ogni ragazza teneva un fiore di margherita e cominciarono tutte a cantare:
“Bel Puntino! Bel Puntino! Non piangere invano,
Presto arrivano i ragazzi,
Volerai con loro allora.”
Ragazzi e ragazze vennero correndo da ogni parte, e subito furono raccolte molte margherite, ranuncoli e dente di leone. Le piccole ragazze, con i fiori in mano, formarono un cerchio, quando improvvisamente un grosso ragazzo saltò fuori esclamando: “Ti porterò su, Lila!” Così la prese e la legò a un gambo di fiore. Poi ogni ragazzo saltò nel fiore che aveva raccolto, e via volarono, su, su tra il trifoglio alto, finché tutti si posero su un lungo ramo del vecchio albero alto e forte.
Poi iniziarono tutti a cantare:
“Bel Puntino! Bel Puntino! Ora non sei triste,
Sei volata dolcemente con noi,
E non hai paura.”
Lila la coccinella mormorò i suoi ringraziamenti e via volarono i ragazzi e le ragazze, sempre più in profondità nel prato.
“Non ho paura!” disse Lila. “Andrò a chiedere al Vecchio Signor Tartaruga cosa devo fare per poter volare davvero. Non ho paura!”
Così corse verso la sponda fangosa del ruscello dove il Vecchio Signor Tartaruga stava scavando un piccolo buco proprio sopra il bordo dell’acqua.
“Voglio volare,” disse; “ma non so come iniziare, e ho paura.”
“Devi mangiare bene e fare tanto esercizio!” disse il Vecchio Signor Tartaruga.
Così Lila fece un buon pasto di miele e rugiada, e sorseggiando dolce nettare dai caprifogli, volò in tondo attorno ai narcisi dorati e ai tagetes brillanti, trovando il suo modo dentro e fuori tra i tulipani luminosi, fino a che non si stancò.
Ma ancora e ancora seguì il consiglio del Vecchio Signor Tartaruga: e presto le sue sottili ali divennero spesse e forti, e non si sentì più così piccola.
Un giorno si sentì piuttosto riposata dopo un lungo pomeriggio di volo e si sedette a pensare.
“Chissà fino a che punto potrei volare! Penso che farò un tentativo! Su tra le dense foglie del vecchio albero di quercia volerò, e vedrò fino a che distanza si trovano le colline appuntite. Se i ragazzi e le ragazze possono dire quanto è lontano, sono sicura di poterlo fare anche io.”
Così partì, su oltre le api e le farfalle, su per le foglie oscillanti, sempre più in alto, fino a che si trovò proprio al centro di un gruppo di foglie verde pallido profumate di garofano che crescevano vicino alla cima dell’albero. “Oh! Questo è il mio rifugio più alto!” disse. Poi spiegò le sue ali sottili, che ora erano così lunghe e larghe, e volò sopra le chiome degli alberi verso le colline appuntite, che dall’alto della quercia sembravano più nuvole bianche e soffici che un lungo tratto di basse colline verdi.
Ora il sole stava tramontando nel cielo occidentale e dipingeva tutto il prato e le colline di un colore dorato. I pini proiettavano lunghe ombre sul manto di velluto, e il ruscello sembrava brillare e danzare nella luce ambrata che fluiva.
E Lila iniziò a cantare forte la sua canzoncina:
“Oh! oltre il prato
C’è un vasto, vasto cielo;
Le nuvole più care stanno navigando,
Tutto è in alto!
Lasciami andare lì, lasciami andare lì!
Oh! le nuvole stanno navigando
Sopra di noi nell’aria!”
E volò dietro di loro con tutto il suo cuore.