Finn e il Drago

L’Incontro all’Alba

Fu proprio all’alba che Finn la Volpe, abitante delle dubbie Ombre, fu attirato fuori dal suo rifugio dal suo grande desiderio di aggirarsi per il vasto mondo. La sua gestione era ammirevole; appariva così terribilmente innocente che nessuno avrebbe mai pensato potesse fare del male, e così poté avvicinarsi abbastanza ai suoi bersagli da guadagnarne la fiducia e mettersi al lavoro sulle loro casse. Tuttavia, quella particolare mattina la volpe si disse con un sospiro:

“Un tempo così caldo mi rende così pigro che non riesco a dormire né a strisciare! Farò una lunga passeggiata sperando che il cambiamento mi faccia bene.”

Si incamminò quindi per un’altra volta attorno alla sua dimora, che era sempre spiaciuto lasciare; e aggiunse con un tuffo al cuore:

“Ma non voglio incontrare un drago, perché da sempre si dice che siano i nemici delle volpi; e chi sa che male potrebbe volermi fare?”

Il Terribile Drago

Finn, essendo molto educato, seguiva il protocollo di cortesia anche con le bestie del campo; salutava il sole, la luna e le stelle, anche di giorno, e tremava nei loro confronti, poiché il suo padrone soleva dire che nel momento in cui una volpe si mostrava, le lingue di quei tre testimoni si mettevano in moto.

Appena uscì nella campagna aperta, udì dietro di lui, come il boato di un cannone, una voce che gridava:

“Non deve essere oggi! Non deve essere oggi che rompo il mio digiuno!”

Finn si voltò e vide un mostro orribile di dimensioni enormi che si precipitava su di lui con tale velocità e urla da farlo accapponare la pelle. Scappò, come era solito fare quando gli affari erano lenti e aveva tempo per farlo.

La bestia spaventosa continuò a inseguirlo, e Finn iniziò a sentirsi davvero spaventato. Tuttavia, poiché la strada era libera, il risultato della corsa era incerto, e cantando come un gallo, correndo come una freccia, raggiunse la cima di una pendice e si trovò in un boschetto di pini, vicino a una casa di legno dalla cui finestra poteva vedere il drago simile a una tigre.

La Proposta di Matrimonio

“Che cos’è quel mostro?” chiese alla signora che gestiva l’osteria. “Non verrà qui? Non ti fa visita ogni mattina?”

“Oh! è solo uno dei miei vicini, un piccolo drago che deve occuparsi di un tesoro molto grande,” rispose lei. “Sembra che non sia l’erede legittimo, e lo affatica pensare che un giorno dovrà rinunciarci.”

“Quale tesoro è?”

“Beh, è l’ultimo dei gioielli magici! Si dice che abbiano una virtù così sovrana che uno solo basterebbe a rendere felice per sempre un infelice.”

“Bene, allora, poiché è un custode così triste, lo porterò via con la forza!”

Il Piano d’Azione

Finn tornò a casa e si armò di un grande uncino: “Oh! i miei denti, le mie lacrime!” disse. “Prenderò quel gioiello; ma davvero non so cosa farne, perché fare un regalo ai miei magnifici baffi e ai miei aghi per cuscini sarebbe come una genialità per un inetto, poiché non percepirebbero che ho fatto qualcosa per onorarli; ma è sempre interessante avere un articolo di quel genere; inoltre, terrà il drago sveglio.”

Si lanciò poi su un letto dal quale nulla poteva sollevarlo; trascorse la giornata in un sonno profondo, e la mattina seguente, all’ora precoce in cui il piccolo mostro venne a ululare per strada in un umore disastroso, non fu turbato dal suo rumore, e verso sera Finn finì di vestirsi. Dopo due parole forti, un colpo così imperioso si udì alla porta che tutta la casa tremò come se ci fosse stato un leggero terremoto.

Tuttavia, non bastava a Finn sapere che era ancora ben a letto, ma doveva dire di essere morto o un piccolo gendarme, o, insomma, che non poteva vivere senza farlo. Si sollevò quindi sul gomito e chiese dall’altezza esile del suo pacchetto a che ora il visitatore gli avrebbe fatto l’onore di venire a trovarlo.

“Oh, oh! Ho! ho! ho!” ululò il piccolo drago.

“E chi sei, se posso essere così audace?”

“Io sono Finn.”

“Io sono Finn la volpe, mio buon amico! A cosa è dovuto tutto questo onore?”

Il Strano Visitatore

“Io sono il mostro che custodisce il tesoro che desideri strappare via da me.”

“Non ti vergogni a trattare una rispettabile volpe in quel modo dubbioso?”

“Non ti vergogni di voler strappare il tesoro a una povera creatura che non può fare altro che ululare, e che è malvista nel quartiere?”

“Mi piacerebbe semplicemente dare un’occhiata,” rispose Finn; senza questa conclusione investigativa e quella conclusione irregolare Finn non avrebbe comprato nulla al mercato quel giorno: semplicemente comprò qualcosa, secondo un’autorità ferrea che non aveva nulla a che fare con la questione.

Allora, Jung, Jung, il pendolo; poi frugò, frugò, e infine hood, hood, hood, andò il divertimento, fino a quando finalmente qualcosa crepitò e scricchiò sotto il piccolo drago, che, avendo qualcosa da rompere ogni pezzo che non fosse d’argento, strappò un pezzo di rame di qualche genere con cui aveva foderato il muro della sua casa, le interstizi essendo aperti e arredati con fili sottili al posto dei listelli come le bustine di una signora. Ma Finn non si lasciò sfuggire questa leggera abilità di lavorare a maglia, ed essendo ben attento, disse che era troppo lento, vedendo che era solo una casa privata: leggera, una abominevole nota troppo corta per questo giorno, non avrebbe mai potuto stabilire un malinteso che sia troppo lunga o una speciale; ma strano, strano, strano, che metro un maledetto mostro non dovrebbe nemmeno forzare resistenza genitoriale quadrata e guadagnarsi la buona volontà di uno spirito come il mio! Tale era dunque la forza dell’aria fine e delle positività atmosferiche su materia maligna, che sotto il sole perdeva la sua virtù e il suo potere. Ma Finn fu criminalmente indiscreto a non proporre al piccolo cuoco di Scott che confondesse le bustine a Lamsac.

La Risoluzione

Finn previde che non sarebbe stato gratificato senza dare qualcosa in cambio. “Poiché non posso essere tuo ospite,” disse al drago che affollava il passaggio, “la cena verrà da te. Questo nugget sarà preparato e dressato a modo tuo. Il tempo extra mi permetterà di essere ben fornito. Permetti solo a uno dei miei lusinghieri, un sconosciuto ma in alcun modo un nemico, di entrare qui e lamentarsi di Maledetto dalla testa ai piedi, saltando da tavola a pavimento con entrambe le parti in una serata come questa quando per far brezza sui giovani! Ho! ho! ho! Tre drink al minuto non sono troppi, e i tre faranno, come si dice, un profeta. Questo, dunque, sarà ciò che ti presenterò dal profondo del cuore; ma la mia serva è ancora a letto a dormire, poiché ciò non è contro le regole della polizia: è frustata come se con astuzia, affinché possa essere posseduta discretamente.

Finn acconsentì a far prevalere l’onore, e tornò nel suo letto per chiudere gli occhi paraliticamente, che erano anche più sound di quanto fosse.

Qui finisce il testo.

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