La Prima Avventura di Orsetto

Una bella mattina, nel mezzo della foresta, Orsetto si svegliò con un forte sbadiglio e uno stiramento. Il sole brillava e una leggera brezza soffiava. Ascoltò gli uccelli che cinguettavano e il ruscello che gorgogliava mentre si frammentava tra le pietre. Ma soprattutto, Orsetto pensava di poter sentire il sussurro delle foglie sopra di lui, e il dolce fruscio delle lame d’erba mentre danzavano insieme.

“Oh, mi sento così bene stamattina! Non posso nemmeno dirti quanto mi senta bene!” esclamò Orsetto, saltellando e scuotendo una zampa dopo l’altra dalla gioia.

“Cosa succede? Cosa hai intenzione di fare?” ringhiò Grizzly, mentre si svegliava anche lui e sporgeva il suo grande naso nero dall’albero di casa. “Vai a pescare?”

Ora Grizzly era il papà di Orsetto, e Mamma Orsa e Orsetto condividevano l’albero di casa con lui. Ma oggi si sentiva così bene da non dare fastidio a quel risveglio. Quindi si sdraiò tranquillo ad ascoltare.

“Mi sento così bene che vado a fare una passeggiata,” disse Orsetto, facendo una piccola danza sulle zampe posteriori per mostrare quanto fosse felice. “Oh, che giornata! Che giornata!”

“È meglio che venga a colazione prima,” ruggì Grizzly.

“Torno subito. Voglio solo stringermi la zampa con il ruscello,” disse Orsetto, mentre correva fino in fondo al grande albero cavo. E sporse il suo piccolo naso nero da una fessura in cerca della madre.

“Dove stai andando, mio piccolo?” chiese Mamma Orsa. “Cosa vedi?”

“Credo che mi sentirò sempre così bene come mi sento ora,” disse Orsetto. “Questa mattina mi sento come se volessi camminare, e camminare, e meditare, e pensare quanto sia bello vivere!”

“Beh, stai attento,” avvertì Mamma Orsa, sporgendo un po’ il capo e guardando intorno all’albero molto preoccupata. “Non allontanarti troppo, non farlo!”

Orsetto la guardò come per dire, “Non ti preoccupare. Tornerò presto,” e disse, anche più vivacemente di prima, “Oh, non posso più restare a letto! Sento che devo uscire a fare una passeggiata!”

Così, senza dire un’altra parola, si infilò nel buco dell’albero, e senza nemmeno un cappotto o un cappello o scarpe, è bene dire.

Il sole era come una grande coperta calda che avvolgeva Orsetto. C’era miele in tutta la sua giornata, e si sentiva come se potesse vagare per sempre sotto il caldo sole, e con l’aria fresca e dolce che soffiava sul suo pelo.

Tutto a un tratto gli venne in mente che magari poteva vedere il Vecchio Sir Bruin in viaggio. Sai, tutti gli orsi erano neri, ma quando il Piccolo Bruin iniziò a vagabondare, desiderava essere unico, perché un orso che sembrava sempre un altro non sarebbe stato temuto da nessuno. Così, quando cominciò a fare come voleva, e a viaggiare come desiderava, divenne diverso dagli altri, e ebbe tutti i tipi di avventure divertenti, che lo rendevano ancora più particolare.

Infatti, quando si stancava di indossare abiti naturali giorno e notte, pensava a tutti i colori che aveva visto e si dipingeva, e manteneva la pittura nei giorni di pioggia quando nessuno era in giro.

Per un capriccio, Orsetto pensò di provare a trovare il Vecchio Piccolo Bruin.

Ma non poteva addormentarsi nemmeno se lo volesse, e nessuno voleva farlo mentre si sentiva come si sentiva oggi. Così, con un ultimo scossone e uno sbadiglio, partì attraverso le felci e il sottobosco, e lungo i rami dei grandi alberi, guardando e ascoltando, tutto tremante per le nuove visioni e suoni che avrebbero catturato il suo acuto sguardo.

Non era andato lontano quando sentì qualcuno piangere. Ora, il cuore gentile di Orsetto si preoccupò immediatamente. Sapeva molto bene che chiunque fosse non avrebbe dovuto piangere, e quando notò per la prima volta i brillanti occhi rossi di un piccolo scoiattolo, tremante per la paura e il dolore, si fermò e chiese teneramente: “Perché, caro piccolo, perché piangi? Cosa vuoi che faccia per confortarti?”

“Oh, non parlarmi! Non parlarmi!” ansimò il povero scoiattolo.

“Perché no?”

“Scemità!” Questa fu l’unica risposta che il piccolo scoiattolo fornì. E Orsetto decise di non vestirsi di vestiti desiderati, dopo tutto. Con la stessa boccata disse, vedendo una grande nuvola scura che si avvicinava, “Non è quello il più divertente procione che tu abbia mai visto, comunque?”

Con ciò si girò “Verso Casa,” come si dice, e corse indietro molto felice, e mentre tornava guardò negli occhi di Mamma Orsa e disse: “Cara Mamma, è stato bene venire!”

“Beh, spero solo che sia perché hai perso la tua colazione,” disse lei, mentre gli prendeva la zampa e tutti si siedevano attorno per una bella lunga storia e una bella lunga chiacchierata felice.

Ma non doveva chiederle dove era stato o cosa avesse fatto dopo che si era così illuminato.

Quando Grizzly uscì, gli disse: “Dovrai stare attento a lui. Non penso che sarà mai buono come noi.”

Ma Mamma Orsa disse che Orsetto potrebbe essere buono anche se fosse un po’ diverso da loro, il che addolcì tutti i loro cuori.

Mentre il vecchio Grizzly brontolava arrabbiato e si allontanava nel sottobosco, lei dondolava il delizioso piccolo “da un lato all’altro,” e disse: “Caro cucciolo mio, prendi cura del tuo piccolo naso nero, e non andare a curiosare e indagare su ogni cosa! E ti dirò chi ha perso la vita e gli arti e ha spinto il suo caro corpo fuori dalla forma in un’occasione tentando. Lo troverai scritto più o meno così: `La ricerca della conoscenza porta generalmente con sé la virtù.’”

Così sia, caro lettore!

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