Arthur e il Segreto dello Scoiattolo

In un dolce crepuscolo, dove i colori del tramonto si mescolavano armoniosamente, Arthur, una giovane volpe, si trovava a vagare in una foresta magica. Desideroso di raccogliere tesori adatti per l’inverno, sceglieva delicatamente ogni ghianda a portata di zampa.

“Raccogli tutte le ghiande che puoi al crepuscolo,” consigliò uno scoiattolo nei paraggi con un luccichio negli occhi. Eppure, guardando la creatura pelosa, Arthur ridacchiò piano. Era davvero saggio questo scoiattolo, o era solo una figura stravagante?

Mentre Arthur tornava a casa con il suo carico, rifletteva sul consiglio dello scoiattolo.

“È la foresta più luminosa al crepuscolo? O sono io solo un po’ confuso mentre il sole sta per tramontare?” si domandò. Sicuramente una creatura così piccola e irrazionale come uno scoiattolo non poteva essere un buon giudice delle cose!

L’arrivo dell’inverno confermò la stoltezza di Arthur. Con la prima neve che copriva il prato, il suo piccolo mucchio di provviste invernali divenne visibile a ciascun cervo e coniglio di passaggio. Ogni notte, sebbene con cautela, Arthur perdeva i suoi tesori, calpestati da queste creature. Alcuni li calpestavano, altri cadendo nei loro tafferugli. La fame alla fine costrinse Arthur a lasciare il suo nascosto rifugio dopo che l’ultima ghianda era stata consumata, e si fece avanti affamato e debole.

Il saggio vecchio gufo gli chiese: “Perché non hai accumulato abbastanza provviste quando l’autunno è stato così benevolo con te?”

“Pensavo di averne abbastanza, ma ho sottovalutato le creature con cui condivido il mio prato. Non ho prestato attenzione al consiglio dello scoiattolo,” lamentò la volpe.

“No, no! Non è stata colpa dello scoiattolo! Ma tua, che hai deriso il suo consiglio.” Così dicendo, il gufo volò via.

Mentre Arthur attraversava un vicino prato, osservò una serie di scoiattoli muti che frugavano in un mucchio di ghiande, sollevandone una qua e là con le loro piccole zampe, e buttandola di nuovo. Uno spirito della foresta si avvicinò per spiegare.

“Ieri una cima di albero non sigillata ha sepolto quelle ghiande. Ogni singola deve essere rimossa anche fino all’ultima, poiché ciascuna deve essere gestita in ordine. Lavora ora finché la luce è buona, e non è ancora mezzogiorno.”

“Non staranno meglio al buio?” chiese Arthur, ridendo a metà, con tono petulante.

“Affatto?” rispose lo spirito. “Non vedi la luce del sole che filtra lì?”

Arthur si fermò. Non aveva lo scoiattolo le sue ragioni private per raccogliere il suo magazzino al crepuscolo? Lei che viveva un albero o due più in alto di qualsiasi scoiattolo durante le loro ore di luce nella foresta? Così le augurò buonasera.

“Buona notte!” cinguettò lei. Allora pensò che fosse una cosa priva di senno, ma Arthur imparò dai suoi consigli man mano che cresceva. Così divenne saggio col tempo e non trasse saggezza da sciocchi o zampe di gatto.

I bambini dovrebbero cercare di ricordare la primissima importante lezione che la vita insegna: quella della pazienza.

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